Juventusnews24
·6 novembre 2025
Conte, Zazzaroni lo difende: «Non so se il Napoli lì dia fastidio, ma sicuramente lui lo dà a molti. E non ha mai allenato una squadra da Champions…»

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·6 novembre 2025

Quelle parole di Antonio Conte sul Napoli che “dà fastidio” hanno inevitabilmente fatto discutere e alzato un polverone mediatico. Erano state pronunciate alla vigilia dell’importante e delicata partita di Champions League contro l’Eintracht Francoforte, un match che si è poi concluso con un pareggio a reti bianche (0-0).
Nel tentativo di compattare l’ambiente, il tecnico ex Juventus aveva dichiarato senza mezzi termini: «Napoli che è lì, che lotta per le prime posizioni, dà fastidio. Lo capisco. Forse qualcun altro deve entrare nell’ottica… Quindi ambiente compatto, sempre, i calciatori stanno dando tutto, i nuovi si stanno inserendo. Forse questo fa paura».
Queste dichiarazioni hanno acceso il dibattito, ma secondo un’analisi critica, il vero oggetto del fastidio non sarebbe il club, ma l’allenatore stesso.
«Non so se il Napoli dia fastidio, so per certo, però, che Antonio Conte sta sulle palle a tanti», si legge in un post Instagram di Ivan Zazzaroni. L’argomentazione è che Conte sia un bersaglio facile, vittima di «attacchi senza senso, banali, fuori contesto». Si critica tutto di lui, incluse le sue parole e i suoi giudizi tecnici, come quello dato alla prestazione dell’Eintracht.
La tesi è che se l’allenatore del Napoli fosse un altro, di quella partita si sarebbero occupati solo i tifosi partenopei. Invece, «Conte è Conte». L’etichetta che gli viene affibbiata è sempre la stessa: «L’antipatico, il piagnone, quello che non ha mai colpe».
Ma, rilancia l’editorialista, questa critica nasconde un’ipocrisia di fondo. «Perché invece noi italiani sappiamo riconoscere il valore degli altri? Noi italiani non inseguiamo alibi, attenuanti o colpevoli quando perdiamo?». La provocazione è diretta: «Conte siamo noi. Per questo ci sta sulle palle».
Si invita poi a guardare oltre l’immagine pubblica, a parlare «di Conte con i suoi giocatori» per chiedere loro «quanta forza riesce a trasmettere», anche attraverso questi interventi esterni. La sua proverbiale ossessione? È «dichiarata». Parafrasando George Sand, viene definita come «il marchio della creatività calcistica»: una «violenta, indistruttibile ossessione».
L’articolo si chiude con un poscritto polemico, volto a difendere il tecnico anche sul piano dei risultati europei: «PS. Dimenticavo: Conte ha mai potuto allenare una squadra da Champions?».









































