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·14 novembre 2025

Dal 13 novembre svolta per il gioco online: entrate in vigore le nuove concessioni

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Da ieri, giovedì 13 novembre 2025, il mercato italiano del gioco online è entrato in una fase del tutto nuova. Il cambiamento, che è scattato ufficialmente allo scoccare della mezzanotte tra il 12 e il 13 novembre, coincide con l’entrata in vigore delle nuove concessioni previste dal decreto di riordino del settore: sono 52 le licenze assegnate. Le principali novità riguardano l’abolizione delle skin, l’attivazione di 52 concessioni per 46 operatori, l’obbligo di gestire un solo sito per licenza e requisiti più stringenti sul gioco responsabile.

Nei giorni precedenti l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha ricordato in particolare che “il 12 novembre alle ore 23.59.59 terminerà la validità delle attuali concessioni per il gioco a distanza” e che dalla mezzanotte “gli aggiudicatari potranno avviare concretamente l’attività prevista dalla nuova concessione” ottenuta tramite il bando pubblico. Si tratta di un passaggio di grande rilievo, che per la prima volta impone a tutti gli operatori un quadro tecnico e contrattuale uniforme, pensato per garantire maggiore trasparenza, controlli più efficaci e nuove misure di tutela per i consumatori.


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Un tema su cui SitiScommesse.com ha intervistato il direttore di Calcio e Finanza Luciano Mondellini. «Un mercato più selettivo può essere molto importante – ha spiegato -. Un mercato del gioco più selettivo significa interlocutori più solidi, con governance chiare e quindi responsabilità più stringenti. Questo riduce il rischio reputazionale per i club, che è da sempre una delle loro preoccupazioni principali. Si può finalmente parlare di partnership che non siano solo commerciali, ma anche orientate a progetti di integrità sportiva, educazione al rischio, formazione. Oggi il divieto pubblicitario limita molto questo tipo di collaborazione, ma se il quadro evolvesse verso un modello più responsabile – non certo un “liberi tutti” – i club potranno dialogare con operatori più qualificati e strutturati. È molto meglio così».

«Serve educazione, responsabilità, trasparenza sugli algoritmi, investimenti nella prevenzione, e collaborazione sul match fixing ed educazione dei giovani. Soprattutto nelle serie minori, dove il rischio è più alto. Operatori seri e compliance potrebbero aiutare a prevenire quei problemi».

«È il caso di ripensare i divieti del Decreto Dignità? Assolutamente sì. Le stime parlano di 100 milioni all’anno, quindi 600 milioni in totale. E in un settore in cui i soli club di Serie A hanno perso 370 milioni solo nella stagione 2023/24 a livello aggregato, è un aiuto che è venuto a mancare. Gli operatori hanno comunque sostenuto il settore attraverso forme alternative e consentite dalla normativa, come progetti editoriali o di branding. Ma è evidente che questo divieto ha tolto tante risorse a un comparto centrale nell’economia».

«Tutti pensano ai calciatori milionari, ma ci sono decine di migliaia di persone che lavorano nel calcio: agenzie editoriali, servizi, media. Non sono milionari, ma vivono grazie a questo mondo. Poi, anche se quei 600 milioni ci fossero stati, bisogna vedere come li avrebbero spesi. Negli anni ’80-’90, ad esempio, con l’arrivo delle TV, altri Paesi hanno usato quei soldi per migliorare le infrastrutture. In Italia invece i presidenti hanno comprato calciatori. Il beneficio si è esaurito in pochi anni. E a volte manco era un beneficio».

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