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Alessandro De Felice ·4 settembre 2025
Dal fax e lo scalo ai segni DIVINI 🙄 8 affari SFUMATI per motivi assurdi🤯

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Alessandro De Felice ·4 settembre 2025
Il calciomercato è un mondo dove basta un dettaglio a cambiare i destini di club e calciatori. Dirigenti in fibrillazione, agenti pronti a tutto, tifosi in attesa del colpo che li faccia sognare.
Eppure, a volte, i trasferimenti saltano non per mancanza di soldi o volontà, ma per motivi al limite dell’assurdo: mail inviate male, firme arrivate in ritardo di secondi, voli persi, guasti d’auto interpretati come segnali divini.
Dietro ogni affare naufragato c’è un retroscena che sembra uscito da una commedia. Dal 2025 fino agli anni ’90, ecco i casi più incredibili di trattative sfumate.
Il Getafe aveva individuato in Saba Sazonov il rinforzo giusto per la difesa, e col Torino era stato trovato l’accordo. Restava solo completare le formalità nell’ultimo giorno di mercato.
Due minuti alla scadenza, tutto impostato, ma il club granata invia la mail di conferma in modo errato. Quel ritardo, fatale, impedisce la registrazione del trasferimento in tempo utile. Così Sazonov resta a Torino, tra delusione personale e incredulità generale per una trattativa saltata… per colpa di una mail.
Roma e Zenit avevano trovato l’accordo: 35 milioni per Kostas Manolas, con tanto di visite mediche fissate a Villa Stuart. Ma il greco non si presenta.
Il motivo? Lo stipendio sarebbe stato pagato in rubli, moneta che giudicava troppo instabile rispetto al dollaro. Un dubbio economico, o forse una scusa per ripensarci, che ha mandato tutto all’aria.
Alla fine Manolas rimane a Roma e, ironia della sorte, qualche mese dopo entrerà nella storia giallorossa segnando al Barcellona nella rimonta in Champions.
Un trasferimento da 22 milioni di euro svanito per un ritardo ridicolo: 14 secondi. Era il 31 agosto 2017 e Leicester e Sporting Lisbona avevano raggiunto l’accordo per Adrien Silva, ma la documentazione non arrivò in tempo ai sistemi FIFA.
Una manciata di secondi che ha cambiato la carriera del giocatore: per mesi non ha potuto essere schierato e la vicenda è diventata emblematica di quanto il calciomercato possa trasformarsi in farsa burocratica.
Sergej Milinkovic-Savic era già a Firenze: atterrato, accolto, portato in sede per firmare. Ma al momento decisivo il serbo scoppia in lacrime e rifiuta di apporre la firma, citando motivi personali.
Né il padre né i dirigenti riescono a convincerlo, e in pochi minuti l’operazione si dissolve. La Fiorentina, incredula, chiude ogni porta, mentre due settimane dopo il centrocampista firma con la Lazio, trasformandosi in uno dei colpi più azzeccati della storia biancoceleste.
Dimitar Berbatov stava per atterrare a Firenze per firmare con la Viola. Ma lo scalo a Monaco cambia la storia: la Juventus lo contatta e lui devia verso Torino. Colpo di scena? Nemmeno: alla fine non firma neppure coi bianconeri.
Berbatov rientra in Inghilterra e si lega al Fulham, lasciando due club italiani con un pugno di mosche. Fiorentina furiosa, Juventus beffata, tifosi confusi: un intreccio degno di un film, chiuso con un imbarazzante nulla di fatto.
Il Milan aveva scelto Aly Cissokho per rinforzare la fascia sinistra: accordo con il Porto, visite mediche fissate, comunicato ufficiale del club portoghese. Ma a bloccare tutto non furono muscoli o ginocchia: bensì i denti.
Lo staff rossonero notò un problema odontoiatrico che, a loro dire, avrebbe potuto influire su postura e muscolatura. Il Porto rifiutò il prestito con riscatto e il Milan mollò la presa. Cissokho, incredulo, tornò a Porto e poco dopo fu ceduto al Lione.
A 37 anni Claudio Taffarel era pronto a rimettersi in gioco con l’Empoli. Bastava un viaggio in auto da Parma per firmare. Ma a metà strada l’auto si guasta e lui lo interpreta come un segno divino: per il brasiliano è Dio a dirgli che deve smettere.
Così torna indietro, chiama l’Empoli per scusarsi e chiude con il calcio. Una decisione surreale, che mescola fede e sport in uno degli addii più insoliti di sempre.
Luis Figo, giovane talento portoghese, firma due contratti: uno con la Juventus, uno col Parma. Ne nasce una battaglia legale senza precedenti. La FIGC, per punire la confusione, decide di bloccarlo per due anni dal calcio italiano.
Risultato: né Juve né Parma. A infilarsi nella vicenda è il Barcellona, che sfrutta il caos per ingaggiarlo. Così Figo diventa una leggenda blaugrana, mentre in Italia restano solo rabbia e rimpianti.