David Juve, viaggio dentro la crisi del canadese: dall’ambientamento all’intesa ancora da affinare coi compagni. Ma c’è un precedente che fa ben sperare | OneFootball

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·9 ottobre 2025

David Juve, viaggio dentro la crisi del canadese: dall’ambientamento all’intesa ancora da affinare coi compagni. Ma c’è un precedente che fa ben sperare

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David Juve, sono tre le chiavi da utilizzare per interpretare il difficile momento dell’attaccante canadese: viaggio nella crisi del classe 2000

Da brutto anatroccolo a cigno, la speranza è l’ultima a morire. Per ora, però, Jonathan David assomiglia più a un pesce fuor d’acqua. Soprannominato “Iceman” per la sua freddezza, i tifosi della Juventus potrebbero ribattezzarlo “Slipman”, per quello scivolone goffo in area contro il Milan che è già virale sui social. Dopo 720 minuti stagionali, il canadese è il vero oggetto misterioso dei bianconeri. La domanda sorge spontanea: come può un bomber da 109 gol in cinque stagioni al Lilla essersi trasformato in un centravanti impacciato e poco incisivo? Le ragioni sono complesse e intrecciate tra loro.

Jonathan David, la concorrenza inaspettata e una fiducia da ritrovare

Il primo fattore è di natura psicologica. Arrivato in estate per essere il nuovo perno offensivo della squadra, David si è scontrato con una realtà inattesa. La permanenza e la sorprendente rinascita di Dusan Vlahovic, unita all’acquisto di un altro profilo di alto livello come Loïs Openda, hanno stravolto le gerarchie. Nelle idee di Igor Tudor c’è spazio per un solo centravanti e, così, il canadese si è ritrovato a dover lottare per un posto. Da riferimento designato a precario di lusso, ogni partita si è trasformata in un esame, con una pressione che sta evidentemente minando la sua proverbiale freddezza.


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Jonathan David, un pesce fuor d’acqua nel sistema tattico di Tudor

La seconda questione è di carattere tecnico-tattico. A Lilla, David era il finalizzatore di una macchina offensiva che giocava per esaltare le sue doti di attaccante dinamico e associativo. A Torino, si è inserito in una squadra partita con idee aggressive ma che, nelle ultime uscite, sta faticando enormemente a creare occasioni pulite. Contro il Milan, un attaccante come lui, che ha bisogno di essere nel vivo del gioco, ha toccato la miseria di 16 palloni in 69 minuti: un dato che evidenzia un preoccupante isolamento. A questo si aggiunge un’intesa ancora tutta da costruire con i compagni di reparto come Yildiz e Conceicao, giocatori che per natura tendono più alla conclusione personale che all’assist per il compagno.

Jonathan David, quelle partenze diesel che fanno ben sperare la Juventus

Infine, c’è un fattore storico che invita alla pazienza. Sebbene abbia segnato al suo esordio in Serie A, la carriera di Jonathan David dimostra una certa tendenza alle “partenze diesel”. Al suo arrivo in Europa con il Gent, dopo i primi gol nei preliminari, dovette attendere dicembre per battezzare la rete in campionato. Stesso copione al Lilla nel 2020, dove il suo primo gol arrivò dopo tre mesi esatti dal suo acquisto. È possibile, quindi, che anche l’ambiente bianconero richieda un periodo di adattamento più lungo del previsto. Quello che oggi appare come un brutto anatroccolo, forse, ha solo bisogno di tempo per trasformarsi nel cigno che la Juventus crede di aver acquistato.

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