Evra SVELA: «Lo United una VACANZA rispetto alla Juve. Sconfitta in finale di Champions? Il MOTIVO è stato QUESTO» | OneFootball

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·1 settembre 2024

Evra SVELA: «Lo United una VACANZA rispetto alla Juve. Sconfitta in finale di Champions? Il MOTIVO è stato QUESTO»

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Le parole di Patrice Evra, ex terzino della Juventus, sulla sua avventura in bianconero. Tutti i dettagli

Patrice Evra ha parlato a Stick to Football della sua avventura alla Juventus.

una vacanza rispetto alla Juventus! L’intensità del lavoro, di quelle sessioni di allenamento, è stato qualcosa che non avevo mai sperimentato prima nella mia vita. Dovevamo correre 4 km al giorno. Zidane (nei suoi anni) ha detto di aver visto giocatori vomitare in campo durante l’allenamento. L’ho visto anche io e loro hanno dovuto comunque finire le loro corse. Dopo le partite di Champions League, anche allora, abbiamo fatto intense sessioni in palestra. Dopo le gare a Manchester i giocatori avevano un buffet, ma in Italia mi portavano una porzione grande e agli altri giocatori una porzione più piccola. Così ho preso Pogba e l’ho portato in cucina e abbiamo visto che le foto di ogni giocatore erano codificate a colori per dare loro porzioni diverse. Ogni due settimane facevamo le analisi del sangue, volevano sapere cosa mangiavi e andavano persino a casa tua per dire a tua moglie o allo chef cosa cucinare. Venivi multato se disobbedivi. Per me è stato fantastico ma non siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio».


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FINALE DI BERLINO – «Per me prima della finale di Champions League contro il Barcellona, il modo in cui ci siamo allenati ci ha fatto arrivare stanchi. Ci guardavano in campo e durante l’allenamento ci dicevano di andare più veloce, erano in giro per il campo con i computer. Tevez è stato un bastardo. Ha detto vieni, è fantastico qui, ma non mi ha detto niente che sarebbe successo questo. Il primo giorno ho visto gente con le valigie e sono rimasto confuso perché l’Apache non mi aveva detto che per le prime due settimane avremmo alloggiato nell’hotel della squadra. Gli ho chiesto perché non mi avesse parlato dell’intensità e lui ha detto “Volevo che qualcuno morisse con me là fuori”. Avevo 33 anni, quindi ho lottato i primi mesi, ma dopo mi sentivo come se potessi distruggere tutti. Il giorno della partita facevamo una vera e propria sessione di allenamento. A dire il vero, quando ho visto quella squadra sapevo che avremmo vinto il campionato e saremmo andati almeno in semifinale di Champions League, ma non ho potuto dirlo per superstizione. Ringrazio loro perché hanno allungato la mia carriera e senza di loro non avrei giocato fino a 38 anni».

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