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·4 ottobre 2025

Francesco Marroccu, ex direttore generale del Cagliari racconta: «Allegri era già un grande ai tempi. Ricordo che…»

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Marroccu racconta quella che è stata l’avventura di Massimiliano Allegri al Cagliari. Le parole

Francesco Marroccu, ex direttore generale del Cagliari, riavvolge il nastro e racconta gli anni indimenticabili con Massimiliano Allegri in Sardegna, tra il 2008 e il 2010. Un periodo fatto di intuizioni, aneddoti divertenti e una fiducia incondizionata che ha plasmato il tecnico livornese.

ALLEGRI – «Mi fece subito una grandissima impressione. Ma è stato Cellino a insistere, nel 2008 voleva sol tanto lui: Allegri era stata la sua mezzala qualche anno prima a Cagliari e ha spinto tantissimo per il ritorno. Lui ci ha dato subito la disponibilità, ma il Sassuolo voleva esercitare l’opzione di rinnovo del contratto. Non è stato facile trattare con Giovanni Rossi, ma l’intelligenza di Max gli permise di ottenere ciò che voleva»


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AVEVATE ALTERNATIVE AD ALLEGRI – «No, Cellino mi chiamava tutti i giorni per Allegri. Era diventato un chiodo fisso. Nonostante in Sardegna da giocatore non ebbe successo, anzi. Venne pagato 15 miliardi, doveva sostituire Matteoli, ma le cose non sono mai andate per il verso giusto. Eppure Cellino rimase stregato dal suo carisma. Aveva questo tarlo, così si è imputato e alla fine ha avuto ragione su Max»

NON HA MAI CHIESTO NULLA SUL MERCATO – «Mai. Non ho mai sentito un nome da lui. Noi gli propone vamo dei giocatori e lui ci dava dei pareri, così diventava tutto più semplice. Max era veramente un aziendalista ed è sempre stato aperto al dialogo con la società. Ricordo, però, un parere profetico su un giocatore. Lo avvisammo della trattativa che stavamo conducendo per portare Federico Marchetti a Cagliari. Prima di chiudere, ci rivolgemmo a lui. E Allegri ci disse: “Prendetelo subito, farà una grande carriera”. Due anni dopo ha giocato al Mondiale con la Nazionale».

LE 5 SCONFITTE INIZIALI – «Fu meno complicato del previsto. Figuriamoci che gli facemmo firmare, proprio in quel periodo, un nuovo contratto in bianco: Cellino aveva una fiducia smisurata in lui. Era un rinnovo di due anni, ma il foglio sparì. Lui a fine stagione, nonostante la corte spietata della Lazio, decise comunque di restare a Cagliari. Fu riconoscente nei nostri confronti».

L’ADDIO TURBOLENTO – «Sì, ma per un semplice motivo: Allegri aveva parlato col Milan da solo. E Cellino assisteva, da spettatore, alla trattativa. Galliani non gli aveva mai telefonato. Così il presidente, ad un certo punto, ha fatto muro. Mi diceva: “Se non parlano con me, non lo libero”. Così a piccoli passi Max agevolò il dialogo, fece lui stesso da mediatore tra Milan e Cagliari. Cellino poi lo lasciò senza nemmeno chiedere un euro»

LE SENSAZIONI DI DOMANI – «Sarà emozionato, molto emozionato. Lui è un pragmatico, ma un pochino gli tremeranno le gambe. Sicuramente è rimasto male per come ha lasciato la Juve. Era un uomo di Agnelli e ad un certo punto il rapporto è diventato fortissimo. A Torino, quando è cambiata l’int ra dirigenza, non c’era più posto per lui. Adesso farà le fortune del Milan».

COSA COLPISCE DI LUI – «La capacità di gestire il gruppo e la lettura delle partite in corsa. Penso al dosaggio di Matri e Lazzari. Erano i migliori e ha trovato il modo per farli incidere quasi sempre da subentrati. Eppure gli volevano bene».

COME GESTISCE LE TENSIONI DEL GRUPPO – «Una volta a cena chiamò Daniele Conti così: “Ciao capitano”. Ma il capitano era Diego Lopez, che andò puntualmente a riferire a Cellino. Allegri ha saputo ricomporre l’equivoco: gli bastava una battuta per sdrammatizzare».

ERA SCARAMANTICO – «Sì, pensi che non volevano gio are coi palloni viola della Serie A. Trovammo dei modi incredibili per usare altri palloni nelle partite casalinghe: una volta ci giustificammo dicendo che si erano allagati i magazzini, un’altra volta comunicammo che i la dri ci avevano rubato i palloni. Sono stati due anni pazzi con Cellino e Allegri insieme, ma ci siamo divertiti».

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