Calcionews24
·5 giugno 2025
Giancarlo Pasinato: «Quando Mazzola mi ha chiamato all’Inter… Laura Antonelli mi definì così. Il mio idolo era Gianni Rivera, ero milanista. Ad Ascoli una stagione terribile»

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·5 giugno 2025
Giancarlo Pasinato, nato a Cittadella il 20 settembre 1956, è una figura indimenticabile del calcio italiano, specialmente per i tifosi dell’Inter. Mediano instancabile e dotato di grande velocità, “Pasina” ha incarnato lo spirito di sacrificio e la dedizione, abbinando una corsa generosa a pregevoli qualità tecniche. La sua carriera raggiunse l’apice proprio con la maglia nerazzurra, con cui conquistò uno storico Scudetto nella stagione 1979-1980, risultando uno dei protagonisti assoluti di quel trionfo, e una Coppa Italia nel 1977-1978. Prima e dopo l’esperienza milanese, ha vestito con onore anche le maglie di Cittadella, Ascoli e Milan, lasciando ovunque il ricordo di un professionista esemplare e di un calciatore capace di infiammare le fasce laterali con la sua energia contagiosa. Oggi su La Gazzetta dello Sport sfoglia il suo album dei ricordi.
DA DOVE É PARTITO – «Dall’oratorio Pio X di Cittadella, poi l’Olimpia. Il mio primo allenatore, Bruno Cavicchiolo, mi ha comperato un paio di scarpe e mi ha detto: “Tienile bene, con queste andrai in Serie A”. Sono andato al Treviso in Serie D, ma lavoravo come operaio in un’azienda siderurgica. L’allenatore era Massimo Giacomini, facevamo quattro allenamenti alla settimana. Fabbrica e campo, dura. Il mio capo ha chiamato il presidente del Treviso: “Se è davvero bravo, fagli fare solo il calciatore”. Mi hanno dato 30 mila lire in più al mese, è cambiata la vita».
LAURA ANTONELLI – «Stava girando un film “Moglieamante”, a Treviso nel ca stello di Cison di Valmarino. C’erano anche Marcello Mastroianni e Gastone Moschin, noi eravamo in ritiro lì vicino e li abbiamo invitati a vedere una nostra partita. Sono venuti e Laura Antonelli alla fine mi ha detto: “Ma quanta forza hai? Sei un carro armato”. Era il 1977 e sono passato all’Ascoli. Una stagione, promossi in A. Una grande cavalcata. Al Del Duca, contro il Bari, segno uno dei miei bei più gol di sempre. Una corsa infinita, una ottantina di metri, mi ha dato la palla Marconcini, il nostro portiere, ho messo la freccia, ho superato diversi avversari e, sempre con il pallone davanti, sono andato in porta. Lo ricordo ancora, lo hanno trasmesso molte volte in tv, visto e rivisto».
IL PASSAGGIO ALL’INTER – «Ero in Canada, in viaggio di nozze con mia moglie Gabriella. Mi ha chiamato proprio Mazzola: “Torna subito, devi fare le visite”. Un’emozione fortissima. Ho pensato: “Qualche anno prima ero operaio in ferriera, stavo diventando giocatore dell’Inter”. Sarei tornato a nuoto».
AL MILAN IN SERIE B – «Era il 1982, sono stato chiamato da Ilario Castagner, un gran signore. Collovati non voleva giocare in serie B. Io ho detto: “Okay, va bene”. E ci sono andato, assieme ad Aldo Serena e Nazzareno Canuti. È stato molto bello anche quel campionato, San Siro era sempre pieno. I tifosi milanisti sono straordinari. Siamo ritornati subito in A, ho fatto 7 gol e mi è dispiaciuto andar via, anche perché da ragazzino ero milanista e il mio idolo era Gianni Rivera».
ASCOLI – «L’allenatore era Vujadin Boskov, sono anche diventato capitano. Vinciamo ancora, ma per me è stata una stagione terribile. Mi è crollato il mondo addosso».