Gianni Rivera: «Provo grande dispiacere in questo momento per il nostro calcio. Negli anni Ottanta potevo diventare l’allenatore del Milan» | OneFootball

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·13 novembre 2025

Gianni Rivera: «Provo grande dispiacere in questo momento per il nostro calcio. Negli anni Ottanta potevo diventare l’allenatore del Milan»

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Gianni Rivera si racconta a Tuttosport: «Provo dispiacere in questo momento per il nostro calcio. Potevo diventare l’allenatore del Milan»

Gianni Rivera, Pallone d’Oro 1969 e iconico numero 10, si racconta a Tuttosport con la sua solita schiettezza, esprimendo profondo dispiacere per il calcio italiano e lanciando critiche al sistema attuale.

ITALIA IN DIFFICOLTÀ – «Siamo in difficoltà. Provo grande dispiacere in questo momento per il nostro calcio. Io lo vorrei sempre vedere ai massimi livelli, a partire dalla Nazionale. Non dico che l’Italia debba vincere il Mondiale, ma almeno parteciparvi. Cosa non accaduta nelle ultime due edizioni. Speriamo stavolta di farcela».COSA MANCA – «Non ci sono campioni in questo momento ed è dura senza di loro arrivare a ottenere grossi risultati. Anche in Serie A ormai i pochi calciatori bravi sono quasi tutti stranieri. Non può immaginare il fastidio che mi provoca questa cosa. Prima i migliori in ogni squadra erano per la maggior parte italiani e arrivavano poi in Nazionale. Ora il nostro calcio non crea più grandi giocatori e la colpa è delle società che, invece di far crescere i ragazzi e portarli ad alti livelli, hanno lasciato tutto in mano ai procuratori»COSA NON GLI PIACE – «Non mi piace vedere gli americani padroni del calcio italiano: molti di loro dovrebbero svolgere un altro mestiere. Per fare i presidenti non basta avere i soldi: bisogna anche capire di calcio. A loro, invece, il calcio interessa; perché da esso ci guadagnano…».IL MILAN AMERICANO – «Io addirittura sono in causa per alcune questioni. Gli americani non tengono conto delle bandiere, ma non capiscono molto di calcio».LA VITTORIA AL MONDIALE – «Ci sono andato vicino, ma abbiamo trovato Pelé che era il più forte di tutti Si vede che davano per scontato che non avremmo vinto contro quel Brasile e infatti non mi hanno fatto giocare la finale…».IL NUMERO 10 CHE APPREZZA – «Ormai quelli non esistono quasi più o giocano in altri ruoli, qualcuno sulla fascia. I fantasisti puri sono spariti. In Serie A apprezzo molto Leao».LA SUA DISCONTINUITA’ – «Neanche Pelé vinceva da solo tutte le partite. Leao è bravo e va lasciato in pace. Fa giocate che tanti altri, pur impegnandosi come e anche più di lui, non sono in grado fare. Rafa può migliorare ancora. Va sostenuto, senza ogni volta discuterlo alla prima gara in cui non riesce a segnare».ALLENATORE – «Negli anni Ottanta potevo diventare l’allenatore del Milan, ma poi arrivò Berlusconi e mi propose di diventare il presidente dei Milan club. A quel punto ho declinato e fatto il parlamentare».IL PALLONE D’ORO – «In realtà avrei dovuto vincerne un altro già qualche anno prima, ma mi dissero che dovevano darlo a Yashin. Un po’ come premio alla carriera, un po’ per le questioni dell’Urss…».


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