Juve Stabia-Bari, l’analisi: le prime mosse di Vivarini e la chiave Dorval (non ancora sfruttata) | OneFootball

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·6 dicembre 2025

Juve Stabia-Bari, l’analisi: le prime mosse di Vivarini e la chiave Dorval (non ancora sfruttata)

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La sfida fra Juve Stabia e Bari ha confermato molte cose già note: la squadra biancorossa continua ad avere problemi in entrambe le fasi e, in alcune situazioni, paga ancora errori nelle letture individuali della retroguardia. Il pari conquistato è importante, così come alcuni aspetti positivi — su tutti la porta inviolata — non vanno minimizzati. Resta però fondamentale considerarlo, anche in ottica di classifica, come un punto di ripartenza, visto che la strada da fare (e viste le premesse di questo campionato, non è affatto detto che questa squadra la percorrerà) è ancora lunga.

Sul piano delle chiavi tattiche è troppo presto per esprimere valutazioni sul lavoro di Vivarini, dato il tempo ridottissimo avuto a disposizione. Il Bari ha pensato soprattutto a coprirsi e a migliorare la fase difensiva, riuscendoci discretamente pur con qualche dubbio legato alle sviste individuali, in particolare nell’azione del primo gol annullato. Andrà valutato, ad esempio, se quella copertura che an sprazzi ha avuto la formazione di Vivarini sarà mantenuta in partite in cui i galletti saranno maggiormente aggressivi. Per approfondire questi aspetti torna Il Bari a Scacchi, la rubrica che analizza nel dettaglio tutte le prestazioni dei biancorossi. Clicca qui per leggere l’ultimo episodio relativo a Bari-Frosinone.


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L’analisi di Juve Stabia-Bari

Come ha difeso la squadra di Vivarini

Fin dai primissimi minuti è stato evidente quale fosse l’obiettivo della formazione biancorossa: attendere la Juve Stabia, evitare una pressione troppo aggressiva – che avrebbe finito per concedere campo agli inserimenti dei campani – e concentrarsi sulla chiusura degli spazi, soprattutto nella zona centrale. Quando la squadra di Abate provava a costruire dal basso, l’azione partiva dai due centrali con un braccetto che si alzava leggermente sulla sinistra, supportato dai tre centrocampisti e con gli esterni molto alti sulla linea degli attaccanti. In queste situazioni il Bari cercava di impedire la progressione nel corridoio interno con un lavoro coordinato di centravanti, trequartisti e mediani. La strategia si è rivelata abbastanza efficace, anche grazie alle distanze non sempre compatte tra i reparti dei padroni di casa, che raramente cercavano Carissoni: il laterale, libero a destra, poteva ricevere e costringeva Dorval a coprire molti metri. D’altra parte, le vespe non sempre hanno forzato la giocata verticale, rendendo più agevole il contenimento biancorosso.

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Il modo in cui il Bari cercava di schermare i corridoi centrali in risposta allo schieramento iniziale della Juve Stabia. Carissoni aveva spazio ma raramente è stato cercato, mentre la distanza fra le linee dei padroni di casa ha reso non semplice trovare con facilità Cacciamani, l’uomo più pericoloso dei suoi.

Nonostante la buona attenzione iniziale, la Juve Stabia nel primo tempo è comunque riuscita a creare diverse occasioni da gol, trovando anche la via della rete in due situazioni, poi annullate. Una volta superata la prima pressione del Bari, infatti, la squadra di Abate poteva attivare le proprie armi migliori, mentre i biancorossi si ricompattavano a protezione dell’area. La salita dei braccetti consentiva di far partire cross da zone pericolose, e soprattutto Cacciamani riusciva spesso a ricevere palla, puntare l’uomo e mettere traversoni insidiosi. Con molti uomini portati in area, le Vespe hanno così evidenziato i limiti noti del Bari, che pur non subendo gol ha mostrato difficoltà nelle letture individuali.

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In questa situazione si vede come la Juve Stabia portava tanti uomini in area di rigore

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Un altro esempio di lettura non perfetta. Su un cross in mezzo, Vicari è in anticipo su Gabrielloni ma è l’attaccante a colpire di testa mandando fuori. Anche sui due gol annullati i difensori sbagliano i movimenti: sul primo, ad esempio, Nikolaou e Dorval si perdono gli avversari.

Troppo presto per giudicare la fase offensiva

Basterebbe il solo dato dei tiri in porta — zero, per la seconda partita consecutiva — per evidenziare con chiarezza come la fase offensiva sia stata ancora una volta insufficiente. Lo stesso Vincenzo Vivarini ha sottolineato di non aver potuto lavorare troppo sulla costruzione avanzata, avendo preferito concentrarsi nell’immediato sulla tenuta difensiva. Per questo motivo ogni giudizio è inevitabilmente rinviato alle prossime uscite, quando il lavoro del tecnico sarà costretto, per forza di cose, a emergere in modo più riconoscibile. Ciononostante, tra primo e secondo tempo si sono intravisti alcuni spunti che iniziano almeno a suggerire le direttrici che l’allenatore abruzzese sta provando a utilizzare per sbloccare la squadra.

La prima riguarda la grande mobilità di Dorval, pur protagonista di una prova non brillantissima nelle esecuzioni. Fin dai primi minuti, con il Bari che impostava spesso passando da Cerofolini, l’esterno algerino restava molto alto mentre braccetti o centrocampisti si allargavano per dare ampiezza. Il portiere ha provato in un paio di occasioni la giocata diretta verso di lui, senza però creare reali pericoli. Il giocatore ha occupato più volte anche le zone centrali, scambiandosi di posizione con i centrocampisti che si aprivano sulla fascia. Una costruzione analoga si è vista nella ripresa, con un maggiore coinvolgimento dei due mediani davanti alla difesa per garantire superiorità numerica in avvio d’azione: un dettaglio significativo, sottolineato dallo stesso Vivarini nel post-gara come uno dei punti su cui intende lavorare. Per il resto — dalle posizioni di Pagano e Castrovilli al loro contributo offensivo — si sono intravisti soltanto alcuni sprazzi. Saranno tempo e lavoro a dire se da qui si potrà davvero costruire una crescita.

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Come il Bari ha impostato la prima azione in avvio di gara, coi centrocampisti in ampiezza e la palla subito lunga a cercare Dorval.

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