Calcio Africano
·21 giugno 2019
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·21 giugno 2019
Con le grandi novità di questa edizione della Coppa d’Africa, la CAF ha dimostrato di guardare sempre più diffusamente all’Europa, manifestando chiaramente l’intenzione di volersi uniformare alle dinamiche del circus europeo. Tutto, nel calcio africano, da un po’ di tempo a questa parte sembra seguire le orme di quanto accade nel Vecchio Continente: dai calendari, al modo di gestire commercialmente il brand di alcune leghe leghe, fino ad alcune scelte di politica sportiva.
Ma c’è un posto dove il fascino di questa omologazione sembra aver perso la forza del passato: le panchine. Se nel 2017, infatti, solamente 4 nazionali su 16 erano allenate da un allenatore locale, quest’anno su 11 delle 24 panchine siederà un allenatore africano, 10 dei quali anche autoctoni. Tra di loro a spiccare sono soprattutto i due esponenti più appariscenti della nouvelle vague africana in fatto di guida tecnica, il congolese Florent Ibengé e il senegalese Aliou Cissé, l’unico allenatore nero dello scorso Mondiale: “Sono l’unico allenatore nero e mi da fastidio stare qui a rimarcarlo. Nel calcio il colore della pelle non c’entra nulla“, ha dichiarato un anno fa l’ex capitano della leggendaria spedizione dei Leoni della Teranga ai Mondiali nippocoreani del 2002. Ibengé, dal 2014 contemporaneamente sulle panchine di RD Congo e AS Vita di Kinshasa, invece, è stato meno diretto, preferendo liquidare la questione con una battuta: “Sarà perché i neri non sanno prendere decisioni“, faceva notare con sarcasmo.
La scelta di affidarsi ad una guida tecnica europea da parte delle nazionali africane, comunque, non va vista come una moda, ma risponde ad una necessità chiara in un continente grande tre volte l’Europa e popolato da migliaia di etnie, come hanno ben spiegato Tado Oumarou e Pierre Chazaud nel loro Football, religion et politique en Afrique: “L’allenatore bianco, simbolo del professionismo, è visto come un’entità super partes, garante contro le preferenze di matrice etnica“. Per questo, nonostante la netta inversione di tendenza rispetto al passato dovuta ai successi ottenuti dall’emergente di una nuova interessante scuola di allenatori africani, l’esercito degli stregoni bianchi continua ad essere il più numeroso, anche se notevolmente ridimensionato nei ranghi: i francesi, come da tradizione, sono la pattuglia più folta. Quest’anno, a rappresentare il Paese di Victor Hugo in Coppa d’Africa, saranno in sette: da Nicolas Dupuis (Madagascar) a Sébastien Migné (Kenya), passando per Sébastien Desabre (Uganda) e Corentin Martins (Mauritania), fino ad arrivare ad Alain Giresse (Tunisia), Michel Dussuyer (Benin) e al guru Hervé Renard, l’unico dei 24 allenatori presenti in Egitto ad aver già sollevato in passato la Coppa d’Africa.
Credits Copertina ©AS English Foto 1 ©Daily Maverick