Morte Eriksson, Ballotta PIANGE il suo ex allenatore: «Un esempio da seguire, Inzaghi in quella caratteristica gli somiglia» | OneFootball

Morte Eriksson, Ballotta PIANGE il suo ex allenatore: «Un esempio da seguire, Inzaghi in quella caratteristica gli somiglia» | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: Inter News 24

Inter News 24

·26 agosto 2024

Morte Eriksson, Ballotta PIANGE il suo ex allenatore: «Un esempio da seguire, Inzaghi in quella caratteristica gli somiglia»

Immagine dell'articolo:Morte Eriksson, Ballotta PIANGE il suo ex allenatore: «Un esempio da seguire, Inzaghi in quella caratteristica gli somiglia»

L’ex portiere della Lazio, Marco Ballotta, ha rilasciato alcune dichiarazioni per morte di Eriksson, citando anche Inzaghi

Intervistato da TMW, Marco Ballotta ricorda così il suo allenatore ai tempi della Lazio, Sven Goran Eriksson, in occasione della sua morta avvenuta nella giornata di oggi. L’ex portiere ha raccontato i pregi del suo vecchio allenatore sottolineando come alcuni di essi appartengano anche a Simone Inzaghi, allenatore dell’Inter e suo ex compagno di squadra.

SE MI HA COLPITO IL MODO IN CUI HA DECISO DI AFFRONTARE LA MALATTIA? – «Si, anche se è nella sua indole. È sempre stato un positivo, poi non è mai facile con una malattia del genere fare buon viso a cattiva sorte. Penso che sia un esempio da seguire nonostante tutto, affrontare una malattia del genere come l’ha affrontata lui è da esempio. Il sorriso lo ha sempre avuto, ma era consapevole del problema. Ha dimostrato di essere un uomo forte, come è sempre stato forte da allenatore. Un signore in tutto e per tutto, anche in questa situazione delicata. È stato un uomo da apprezzare e ammirare».


OneFootball Video


UN ALLENATORE CHE ASSOMIGLIA A LUI NELLA GESTIONE DEL GRUPPO? – «Dipende sempre dal carattere delle persone, dico Inzaghi perché è quello tra virgolette più tranquillo. Essendo scandinavo Eriksson aveva il suo modo di essere diverso dal nostro, meno focoso. Difficilmente lo vedevi arrabbiato, ma in realtà bruciava dentro senza farlo vedere all’esterno. Credo che Simone sia quello che gli assomiglia di più».

UN ANEDDOTO SULLA SUA LAZIO – «Ricordo con piacere tante cose perché avevo un buon rapporto con lui e con lo staff, c’erano delle circostanze perché magari un allenatore da solo non riesce a percepire tutto il campo e il gioco. C’erano dei momenti e delle difficoltà che non percepiva e allora in panchina con i compagni e scherzando ci mettevamo a parlare della condizione fisica di questo o quell’altro giocatore perché poi lui si girava e ci chiedeva cosa avesse il nostro compagno. Da lì seguiva le sue condizioni e dopo qualche minuto prendeva la decisione più giusta. Anche in questo vedi il rapporto che c’era, si voleva tutti vincere insieme. Dove non arrivava lui magari gli davamo una mano noi giocatori, ma questo era lo spirito del mister che ci aveva inculcato e questo è bellissimo. Questo è il ricordo che ho più nitido di lui».

Visualizza l' imprint del creator