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·17 ottobre 2024

Napoli, Lukaku: ”In Inghilterra volevano mettermi in gabbia”

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Intervenuto nel podcast ”Friends of Sports”, Romelu Lukaku ha parlato del rapporto con Antonio Conte e del difficile passato inglese, oltre ad aver chiarito i motivi per cui non ha partecipato agli ultimi impegni della nazionale belga.

E’ tornato Romelu Lukaku. Ed è tornato alla grande: cinque partite, tre gol, quattro assist. Il Napoli gode, si gode le prestazioni del belga e, dopo sette partite di campionato, guarda tutti dall’alto. Il gioco di codici e di incastri elaborato da Antonio Conte migliora un weekend alla volta, vittoria per vittoria, e l’apporto dell’ex attaccante dell’Inter è ora più che mai centrale, cruciale. E il fatto che non abbia partecipato agli ultimi impegni della Nazionale Belga permetterà al tecnico di averlo subito al top della forma. Una pausa che lo stesso Lukaku ha così giustificato ai microfoni del podcast ”Friends of Sports”.


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Napoli, le parole di Lukaku

”Perché non ho giocato in Nazionale? “Nel mio primo colloquio con Domenico Tedesco volevo dirgli che avrei voluto lasciare la nazionale. Avevo già fatto quello che dovevo fare. Tedesco mi ha detto che aveva davvero bisogno di me e dopo una conversazione con mio fratello, ho deciso di continuare. In questi due mesi però ho scelto per me, ne avevo bisogno mentalmente e fisicamente. Non avevo fatto la preparazione estiva: perché dovrei mettermi di nuovo in una situazione del genere ora che stiamo facendo dei buoni progressi con il Napoli e sto gradualmente tornando in forma? Non ho il fuoco con cui ho sempre giocato in nazionale, non è acceso. Voglio andare alla Mondiale del 2026, questa è la mia motivazione”.

Poi, Lukaku è intervenuto sul suo rapporto con Antonio Conte e con i suoi due nuovi compagni al Napoli: Kvaratskhelia e McTominay:

“Quando arrivai in Italia mi disse: ‘Ascoltami, nel mio sistema di gioco non puoi tenere troppo il pallone, devi ridarlo subito indietro, non devi giocare come Lautaro’. Da quel momento io e Lautaro sapevamo che dovevamo passarci il pallone l’uno con l’altro e che le qualità di Lautaro combaciavano perfettamente con le mie. Ci allenavamo continuamente a passarci il pallone, così a un certo punto sapevo perfettamente dove sarebbe andato lui o Sanchez o chiunque avrebbe giocato al suo posto. Adesso succede lo stesso con Kvaratskhelia. Questo riesce a fare Conte: crea una sorta di partnership tra i giocatori. La stessa cosa vale con McTominay”.

Chiosa finale sul difficile passato in Inghilterra:

“In Inghilterra volevano mettermi in gabbia. Mi vedevano e pensavano: ‘È il nuovo Drogba!’. Ma io non sono così: Didier stava molto di più spalle alla porta, poteva gestire la sfera da ovunque tu la giocassi. Ma non è il mio stile…”

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