Inter News 24
·9 settembre 2025
Pedullà attacca: «2-0 di Allegri è un’impresa, se lo fa Gattuso è da manicomio. Non capiscono i lettori»

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·9 settembre 2025
Alfredo Pedullà torna a far discutere. L’esperto di mercato, intervenuto sul suo canale YouTube, ha espresso opinioni forti non sull’Inter ma sul trattamento riservato a Rino Gattuso, commissario tecnico dell’Italia, dopo la vittoria per 5-4 contro Israele.
«Gattuso è diventato la pecora nera del villaggio, qualcuno gli fa le pulci sulla sua storia da allenatore ma lui parte dal basso senza regali o wild card. È andato ovunque nel mondo, ha fatto bene, ha fatto male ma cosa c’entra? Preferisco uno che ci mette il cuore ad altri che pensano solo ai soldi, altri che fanno i filosofi e hanno poi spaccato il gruppo».
Il giornalista ha poi puntato il dito contro il passato recente della Nazionale: «L’Italia con Spalletti non aveva più un senso, Spalletti aveva colpe assurde e dopo l’Europeo si è presentato in conferenza stampa dopo una figura ridicola, una figura di merda, diciamolo senza giri di parole. E nessuno gli ha chiesto: “Scusi, non è il caso che lei vada via?”. Eppure alcuni suoi predecessori lo hanno fatto, ma il 90% degli addetti ai lavori non ha detto nulla né a Spalletti né a Gravina».
Pedullà ha messo a confronto i giudizi riservati a Massimiliano Allegri con quelli rivolti all’attuale ct: «Tutto è orientato in base ad antipatie o simpatie. Se una partita del genere la vince Allegri non la giudicano da manicomio, dicono “corto muso”, “grande Max”. Se la vince Gattuso è da manicomio. Se Allegri vince 2-0 a Lecce è un’impresa, se la vince Gattuso è da manicomio».
Il giornalista ha quindi criticato il sistema mediatico: «Non pensano che i lettori siano intelligenti. Non si rendono conto che questo modo di fare ha creato una spaccatura e la gente non va più in edicola neanche con la forza. Anche quando Mancini se n’è andato dalla sera alla mattina non c’è stata neanche una critica, è perché è un vecchio amico e quindi bisogna pensare che fa sempre bene».
Un attacco duro che mette in evidenza, secondo Pedullà, un doppio standard nel modo di raccontare il calcio italiano.