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·20 marzo 2025
❗️Pepito Rossi: “Guardiola mi voleva al Barça, la Juve come erede di Del Piero. Infortuni? Persi 5 anni di carriera”

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·20 marzo 2025
Fresco di addio al calcio, il quale verrà certificato sabato al Franchi in occasione di una partita organizzata ad hoc prima di appendere gli scarpini al chiodo, Pepito Rossi ha ripercorso alcuni momenti della sua carriera, tanto brillante al suo apice quanto sfortunata nei numerosi infortuni che l’hanno condizionata.
“Ci saranno Batistuta e Toldo, Toni e Cassano, poi Grosso, De Rossi, Mario Gomez e non solo. Anche due grandi allenatori come Ranieri e Ferguson”.
“Un emissario del Manchester United si presentò a Parma, avevo 17 anni. Mi chiese di aprire la mano e mi consegnò una spilla con il logo della squadra. Firmai il contratto in un ristorante, con me c’era papà. Si ammalò nell’inverno del 2009, un tumore. Mamma mi nascose tutto, voleva proteggermi. Ricordo il giorno in cui mi chiamò, crollai a terra. Era inizio febbraio, tornai negli Stati Uniti per salutarlo. Dopo qualche settimana morì. Era il mio eroe, tutto quello che sono adesso lo devo a lui. A 12 anni lasciai gli Stati Uniti per trasferirmi al Parma. Lui partì con me. Non parlavo bene la lingua, a scuola i ragazzi non erano accoglienti, mi sentivo solo. Piangevo molto, dopo un mese e mezzo venne a trovarci mamma. Ricordo ancora la forza di quell’abbraccio. Non volevo far vedere le mie difficoltà a papà, ma lui aveva capito tutto. Più avanti mi confessò che aveva tenuto pronte le valigie per un mese e che mi avrebbe voluto bene anche se fossimo tornati in America”.
“Dopo la morte di mio padre segnai 35 goal col Villarreal? Volevo spaccare tutto per realizzare il suo sogno. Guardiola mi voleva al Barcellona, durante la trattativa mi trovavo ad Acquaviva d’Isernia, il paese d’origine di mia mamma. Trecento abitanti, il cellulare non prendeva. Giravo per strada con le braccia al cielo in cerca di una tacca. Poi il Barça non trovò l’accordo e prese Alexis Sanchez. Per la Juventus dovevo essere il post-Del Piero. Ero in macchina con mio zio, lui che guidava e io dietro che parlavo al telefono con Marotta e Conte. Offrirono quasi 30 milioni di euro, ma il Villarreal era appena tornato in Champions League e non se la sentì di cedermi”.
“Il ginocchio rotto? Infortuni così ti tolgono un anno e io in carriera ne ho avuti cinque. Il dolore è tanto, come il tempo da trascorrere da soli. Il calcio è un mondo falso. Fino al giorno prima mi volevano tutti, poi più nessuno”.