Juventusnews24
·18 novembre 2025
Perin al Social Football Summit: «Avevo iniziato a pensare di smettere di giocare…Ora sono il mio più grande critico e il mio più grande fan. Sono libero e non dipendo più dall’opinione degli altri»

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·18 novembre 2025

(inviato all’Allianz Stadium di Torino) – Mattia Perin è intervenuto al Social Football Summit all’Allianz Stadium di Torino con la mental coach Nicoletta Romanazzi e Riccardo Nasuti. Le parole del portiere della Juventus.
QUANDO HA CAPITO CHE L’ASPETTO MENTALE E’ FONDAMENTALE – «Su me stesso ho capito quanto è importante l’aspetto mentale, non solo nello sport ma nella vita quotidiana. Ho iniziato con Nicoletta grazie al mio agente, Alessandro Lucci. Stavo passando un periodo delicato, avevo iniziato a pensare di smettere di giocare perché in 5 anni avevo subito 5 interventi chirurgici tra spalla e ginocchia. Non riuscivo più a giocare come volevo. Alessandro mi disse di appoggiare la mia scelta ma mi disse di farmi prima una chiacchierata con Nicoletta. Lì è iniziato il mio viaggio che continua tutt’ora: io so ora come trovare l’equilibrio in me stesso ma avere un punto di vista diverso ti permette di trovare una svolta per sbloccarti. Per essere performante nello sport e nella vita».
EPISODI IN CUI HA CAPITO LA SUA FORZA MENTALE – «Ce ne sono tanti…Ciò che ci permette di raggiungere gli obiettivi è quanto siamo disposti a lavorare su di noi. Durante gli infortuni avuti, le volte in cui credevo di meritare di giocare e non venivo messo in campo. Essere performante anche quando meritavi di più…Accettare la frustrazione e le emozioni negative anche. Tutte le emozioni col giusto equilibrio ci portano qualcosa di buono. Mi riempie di orgoglio vedere quanto le nozioni imparate da me abbiano effetto anche sui miei figli. Ogni volta che commettevo un errore, pur di non pensare, mi guardavo ore e ore di documentari: qualsiasi tipo, da quegli egizi a quelli degli animali… Spostare l’attenzione mi faceva meno male, ma ora analizzo subito l’errore e capisco lo sbaglio. Capisco se in campo è stato un errore tattico, tecnico o mentale: quando lo capisco faccio in modo di non commetterlo più».
SOLITUDINE DEL PORTIERE – «Io sono il mio più grande critico e il mio più grande fan. Sono andato a scavare molto in profondità, arrivando a conoscere me stesso come non mi conosce nessun altro. Quando vai a toccare tasti che non vuoi toccare ti metti davanti a delle situazioni che ti fanno conoscere come prima non ti conoscevi. Quando lo fai con questa trasparenza, un complimento o una critica può essere un feedback. So quando faccio bene o male… Prima quando facevo una bella partita postavo una foto sui social, quando non lo facevo non postavo nulla: ma ho capito che i commenti non mi disturbavano più, non mi provocavano niente. Io sono libero, dai giudizi esterni. I miei compagni più giovani magari sono giù di morale a volte per i commenti o la stampa, che è importante per il nostro sport: gli faccio capire questa cosa, devono fare un percorso. Io mi sono meritato questa libertà, di non dipendere più dall’opinione degli altri».
SPOGLIATOIO – «La parola è una magia, si possono risolvere tante questioni. Oggi dialoghiamo poco e siamo meno empatici e quel non detto crea frizioni e litigi. Allo stesso modo funziona nello spogliatoio. C’è stato un grandissimo passo indietro. Quando ho iniziato a giocare condividevo lo spogliatoio con 74/75/76, ora lo condivido con 2005/2004: c’è stato un passo indietro verso lo standing umano a livello di personalità. Le generazioni che stanno arrivando ora devono metterci mano, altrimenti perdiamo le cose più importanti: il dialogo umano e l’empatia».
SOSTENUTO DAL CLUB – «La Juventus mette a disposizione un grandissimo psicologo che è Beppe Vercelli, anche nel settore giovanile seguono i giovani atleti. Questo è importante. Io ho avuto tanti compagni nel settore giovanile che quando han capito che non riuscivano a coronare il loro sogno dovevano cambiare vita e se non hai strumenti adatti possono passare attraverso la depressione…Con i giusti strumenti puoi risolvere questo problema e capire che ci sono altre strade. Tutti nasciamo col talento, la bravura è capire quale».
CONSIGLIO AI GIOVANI ATLETI – «Siate affamati di conoscenza, di cultura. Guardate le cose da diverse prospettive, appassionatevi a tante più cose possibili e così troverete la vostra strada. Non rimane fermi, muovetevi, fate azione, perché poi arriverà il premio. Se non raggiungete quell’obiettivo non importa, perché il premio è solo la ciliegina ma conta il percorso che avete fatto».









































