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Inter News 24

·16 novembre 2025

Serie A, Armanini sprezzante: meno pubblico generalista, più passione radicale negli stadi; le parole sul nostro campionato

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Serie A, Armanini fotografa la trasformazione culturale del tifo e il potenziale inespresso del nostro campionato

L’analisi di Giovanni Armanini, pubblicata sulla sua newsletter Fubolitix, offre uno sguardo lucido e controcorrente sulla Serie A, andando oltre il dibattito dominante sui diritti televisivi. Per l’analista, il problema principale non è solo la contrazione degli introiti, ma un fenomeno sociale più profondo: la trasformazione del pubblico calcistico italiano. Sempre meno persone seguono il calcio in senso generico, ma chi lo fa, lo vive con una partecipazione più intensa, fisica, identitaria.

In corsivo tra virgolette francesi, Armanini sintetizza così il concetto:«Credo da tempo che si sia in presenza di una radicalizzazione: da una parte sempre meno italiani si appassionano al calcio, dall’altra chi lo fa lo vuol fare partecipando, essendo presente a sostenere la propria squadra».


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Questo nuovo modello di tifo trova conferma nei casi emblematici di Bologna, Napoli, Bergamo e nell’ascesa recente della Roma, città tornata a vivere il calcio in modo totale. L’orgoglio territoriale, oggi più forte che mai, spiega l’aumento delle affluenze negli stadi, spesso sold out, e un entusiasmo che richiama – per atmosfera e colore – le stagioni più celebrate del calcio italiano.

Armanini sostiene però che la Serie A debba compiere una «svolta comunicativa profonda». Secondo lui, il racconto del campionato è ancorato a un tono «difensivo e lamentoso», incapace di valorizzare ciò che realmente funziona. Lo slogan «la pirateria uccide il calcio», pur partendo da un problema reale, è diventato «paternalistico e stucchevole», trasformandosi persino in un meme e perdendo ogni efficacia promozionale.

La realtà, sottolinea Armanini, è molto diversa e merita di essere raccontata: il campionato italiano oggi offre una competitività interna altissima, un equilibrio che molti tornei europei hanno perso. Negli ultimi cinque anni «non ha mai vinto la squadra col monte ingaggi più alto», un dato che dimostra come il fattore economico sia meno determinante rispetto al passato.

Il segnale più incoraggiante, però, riguarda l’esperienza dello stadio: presenze in aumento costante, impianti pieni, atmosfere vive. Da qui dovrebbe ripartire la comunicazione della Serie A, puntando sulle «emozioni genuine che riempiono gli spalti», sull’imprevedibilità delle partite, sulla capacità delle squadre di mettere in difficoltà chiunque.

Per Armanini, solo raccontando il campionato come «un prodotto emozionante, vivo, accessibile e competitivo» la Serie A potrà rilanciare la sua immagine, con una narrazione moderna, autoironica e profondamente legata alle storie che rendono questo calcio unico.

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