Zanetti racconta: «Inter competitiva da 6 anni, cerchiamo l’equilibrio. Lautaro è un modello, mi rende felice per un motivo» | OneFootball

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·18 ottobre 2025

Zanetti racconta: «Inter competitiva da 6 anni, cerchiamo l’equilibrio. Lautaro è un modello, mi rende felice per un motivo»

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Il vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha raccontato la sua esperienza da dirigente e ha parlato anche di Lautaro Martinez

Intervistato da El Grafico, il vicepresidente e storico capitano dell’Inter, Javier Zanetti, parla della sua carriera da dirigente e del suo nuovissimo ruolo nella FIFA come Vice President of the Social Responsibility in Football Committee.

SE HO SOGNATO DI VINCERE LA COPPA DEL MONDO DA GIOCATORE? – «Non c’è niente di più bello che difendere il proprio Paese, e ho avuto il privilegio di difenderlo in Mondiali e Copa América. In ogni partita in cui ho indossato la maglia, l’impegno è stato sempre enorme. Senza dubbio, quando è stato il mio turno di giocare, ho provato quell’emozione, quel sogno di diventare campione del mondo. Non ho vinto la Coppa del Mondo da giocatore, ma da tifoso. E me lo sono goduto immensamente perché ho trascorso un mese in Qatar con tutta la mia famiglia. Posso assicurarvi che mi sono sentito uno di loro».


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L’ESPERIENZA DA VICEPRESIDENTE DELL’INTER – «Quando ho lasciato il calcio la prima cosa che ho capito è che dovevo prepararmi. Stavo concludendo una carriera calcistica molto importante, ma era finita e stavo ricominciando completamente da zero. È stato allora che ho capito che non era abbastanza, ed era giusto così. Mi sono iscritto a una delle università più importanti d’Italia, la Bocconi. Ho completato un master lì e presto scriverò la mia tesi. Questo mi ha aiutato e mi ha aperto un po’ la mente a una prospettiva molto più completa e internazionale. Sebbene la mia carriera da giocatore sia stata un successo, come manager mi rendo conto che ci sono molte cose da fare nello sport, nel mio caso nel calcio. E cerco di trasmettere tutto ciò che sono stato e ciò che sto imparando».

LEADER – «Non voglio esser stato solo un leader sportivo, ma piuttosto puntare ad avere una visione molto più ampia che mi permetta di sviluppare la questione sociale, che coltivo dal 2001. Lato sportivo e umano vanno di pari passo, perché i valori che avevo come calciatore erano quelli di trasmettere ciò che lo sport mi aveva dato. Ho sempre cercato di comportarmi in un modo che mi permettesse prima di rispettare e poi di essere rispettato. Me ne sono reso conto da quando mi sono ritirato: ho il rispetto di tutti nel mondo del calcio».

SUL RICONOSCIMENTO DALL’ONU PER L’IMPEGNO CON LA FONDAZIONE PUPI – «Sono il primo atleta argentino a essere riconosciuto dall’ONU per il lavoro della mia Fondazione e per tutto quello che ho fatto. È davvero gratificante perché non è facile raggiungere un livello così alto. Sono molto felice per questo premio. Io e mia moglie Paula siamo cresciuti mano nella mano, assumendoci per primi la responsabilità di garantire un futuro migliore a bambini che hanno diverse problematiche e di trasmettere i valori dello sport, che per me sono fondamentali e costituiscono uno strumento che utilizziamo alla Fondazione. Abbiamo iniziato con 39 bimbi e oggi ne aiutiamo più di mille, insieme alle loro famiglie. Cerchiamo di offrire loro un’istruzione, assistenza sanitaria e lo sport, per noi è un ottimo strumento».

SULL’INTER – «Sono in un momento importante della mia carriera perché sto portando avanti progetti sociali che amo. Lavoro molto con il marketing, con le relazioni internazionali. Ho una visione più internazionale che ti dà una prospettiva diversa. E sono sempre legato all’Inter, un club che è competitivo da cinque o sei anni, vincendo titoli, arrivando in finale. La verità è che la cosa più difficile per tutti i club è trovare stabilità, un equilibrio, ed è quello che cerchiamo».

SU LAUTARO E MILITO – «Innanzitutto, Diego. Stiamo parlando di un attaccante molto intelligente. L’anno in cui abbiamo vinto la Champions League e il triplete è stato fondamentale, non solo per i suoi gol ma per il suo impegno con la squadra, decisivo in ogni partita. E Lautaro mi rende felice per come è arrivato e per come sta crescendo, perché sta sempre migliorando, vuole sempre di più, è il capitano, il modello, e dimostra un senso di appartenenza. E il fatto che sia argentino e che all’Inter ci sia ancora un capitano argentino è motivo di grande soddisfazione per me. Sembra che con l’Inter, noi argentini abbiamo una bellissima eredità dai tempi di Helenio Herrera, che era l’allenatore della ‘Grande Inter’. Molti giocatori sono passati da lì, e in questa casa troviamo un’atmosfera molto familiare».

SE MILITO HA CHIESTO CONSIGLIO A ME SU COME GESTIRE IL RACING? – «Parlo molto con Diego perché oltre ad essere compagni di squadra, siamo amici, grandi amici. Oggi vive la vita che sognava al Racing, perché è il club che ama. Si è impegnato, conosco le sue capacità, la sua responsabilità, e farà tutto il possibile per far sì che il Racing faccia bene, quindi sono felice per lui».

IL NUOVO RUOLO IN FIFA DA VICE PRESIDENT OF THE SOCIAL RESPONSIBILITY IN FOOTBALL COMMITTEE: SOGNO DI DIVENTARE PRESIDENTE? – «A questa cosa non ho mai pensato. Questo nuovo ruolo è un altro modo per crescere. E sono grato, sono contento di essere dove sono e mi concentro sul continuare a crescere perché so di essere giovane e di poter imparare molto da persone che hanno più esperienza».

LA NAZIONALE ARGENTINA E MESSI – «Per la storia l’Argentina è sempre stata al Mondiale ma dopo il Mondiale vinto in Qatar la pressione è aumentata. Ma la squadra ci rappresenterà al meglio perché sta ottenendo risultati importanti e si vede che il gruppo sta facendo bene. Credo che l’Argentina sarà di nuovo protagonista. Messi? Conoscendolo credo che si stia preparando per il prossimo Mondiale e nonostante i 38 anni lo vedo appassionato ed entusiasta e credo che avrà un ruolo importante: è il capitano ed è un esempio. Cercherà di dare il massimo come fa sempre. Spero che potremo ancora godercelo».

ANCORA SU MESSI – «Lui è molto intelligente e credo che controllerà ogni dettaglio per la cura del fisico e dell’alimentazione, per arrivare in forma al Mondiale. Ha saltato la gara col Venezuela? Non so come siano andate le cose ma penso che alla fine fossero tutti d’accordo. L’abbraccio in Qatar?  Sì, è stata un’esperienza molto bella per me perché ho avuto la fortuna e il privilegio di entrare in campo e salutare tutti i giocatori. Mi mancavano Lautaro e lui. Ho visto Lautaro e, mentre camminavo verso di lui, qualcuno mi ha toccato da dietro, ed era Messi. Poi abbiamo abbracciato sua moglie e i suoi figli. Ho detto loro che non avevano idea di che padre e marito avessero. L’ho ringraziato perché ha reso felici milioni di argentini che volevano vedere quell’immagine: Messi che alza la Coppa del Mondo».

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