Juventusnews24
·22 de setembro de 2025
Adani difende Joao Mario: «Chiunque abbia giocato a calcio sa che quello non è un fallo di mano, vi spiego il perchè»

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·22 de setembro de 2025
Nel corso del programma televisivo “La Domenica Sportiva“, l’opinionista Lele Adani ha fornito una dettagliata e pungente analisi del calcio di rigore concesso al Verona contro la Juventus. Le sue parole si sono concentrate sull’interpretazione del gesto tecnico del giocatore bianconero, Joao Mario, criticando aspramente la decisione arbitrale. Adani ha espresso un punto di vista molto chiaro e diretto, sostenendo che l’episodio in questione non fosse affatto un fallo di mano volontario, bensì la naturale conseguenza di un movimento atletico non riuscito.
Le dichiarazioni di Adani si basano su una profonda conoscenza delle dinamiche del gioco del calcio. Egli ha sottolineato che un gesto come quello di Joao Mario non può essere interpretato come un fallo di mano con l’intento di colpire la palla. L’ex calciatore ha precisato che chiunque abbia giocato a calcio, anche a livelli non professionali, può riconoscere la differenza tra un gesto volontario e uno involontario.
ADANI – «Chi non ha giocato a calcio ma comprende che quello non è un fallo di mano ma un colpo di testa sbagliato. Quello di Joao Mario è un colpo di testa sbagliato, non è un fallo di mano per prendere la palla con la mano. Quindi chi ha giocato al calcio sa che si può saltare a vuoto perché ti spingono, perché hai paura del contatto dietro, perché sei sbilanciato. Quindi se tu fai il colpo di testa e nella dinamica dell’equilibrio del corpo ti prepari a farlo, ma svirgoli o lisci il pallone, ti può andare sul braccio. Ciò non vuol dire che fai un fallo da rigore»
Adani ha usato la sua esperienza sul campo per spiegare le possibili ragioni di un colpo di testa non riuscito, come una spinta da parte dell’avversario, la paura del contatto fisico o un semplice sbilanciamento del corpo.
Secondo l’opinionista, queste sono le cause che portano un giocatore a “svirgolare o lisciare il pallone”, con il rischio che la sfera finisca per colpire il braccio in modo del tutto involontario. La sua interpretazione è che, in questi casi, la dinamica dell’azione non è volta a commettere un’infrazione, ma è un’anomalia di un gesto tecnico pulito e corretto.
La tesi di Adani è che l’arbitro, pur avendo a disposizione la tecnologia, non abbia colto questa sottile ma fondamentale differenza tra un gesto involontario e un fallo di mano vero e proprio, dimostrando una mancanza di sensibilità e conoscenza delle dinamiche del gioco. La sua analisi si configura come un forte monito verso un’applicazione del regolamento che, a suo dire, sta perdendo di vista la natura stessa del calcio.
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