Calcagno attacca la scelta di portare Milan Como in Australia: il calendario esplode, aumentano gli infortuni | OneFootball

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Calcionews24

·22 de dezembro de 2025

Calcagno attacca la scelta di portare Milan Como in Australia: il calendario esplode, aumentano gli infortuni

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Calcagno critica la scelta di disputare Milan Como in Australia e denuncia un calendario ormai insostenibile

Il calcio moderno sta arrivando a un livello di saturazione sempre più preoccupante. A denunciarlo, ai microfoni di Radio Anch’io Sport, è il presidente dell’Assocalciatori Umberto Calcagno, che sposta il dibattito dalle singole amichevoli esotiche a un tema ben più strutturale: la gestione dei top player, ormai costretti a sostenere stagioni da fino a 72 partite.

Il vero problema, sottolinea Calcagno, non è soltanto il numero complessivo dei match, ma la frequenza dei famigerati “back to back”. Le analisi condotte con FIFPRO mostrano come disputare più di cinque gare consecutive senza almeno cinque giorni di recupero aumenti in modo esponenziale il rischio di infortuni seri. Un danno che colpisce non solo la salute e la carriera degli atleti, ma anche la qualità dello spettacolo offerto al pubblico.


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Il ruolo della FIFA e l’impatto sui campionati nazionali

L’Assocalciatori accusa la FIFA di abuso di posizione dominante, tanto da citarla in giudizio insieme alla Lega Serie A davanti alle istituzioni europee. L’espansione del calendario internazionale — dal nuovo Mondiale per Club al Mondiale a 48 squadre — sottrae risorse e centralità ai campionati nazionali, lasciandoli in una situazione di crescente fragilità.

Calcagno ricorda che Serie A, Serie B e Lega Pro dipendono in modo decisivo dai diritti televisivi interni. Se il campionato italiano dovesse perdere appeal, 14-15 club di Serie A che non partecipano alle grandi competizioni globali rischierebbero di trovarsi in seria difficoltà economica.

Disparità crescenti e un sistema da riequilibrare

La preoccupazione più grande riguarda la distribuzione delle risorse. Il timore è che i ricavi finiscano sempre più concentrati nelle mani di un ristretto gruppo di club d’élite, ampliando una frattura economica e sportiva già evidente. I casi di Francia e Belgio, citati da Calcagno, rappresentano un campanello d’allarme: senza un intervento deciso, anche il calcio italiano potrebbe perdere valore e competitività.

Per il presidente dell’AIC, non è il momento di discutere semplicemente di tagli agli stipendi, ma di avviare un confronto globale che ristabilisca un equilibrio sostenibile. L’obiettivo è duplice: proteggere la salute dei calciatori e garantire la sopravvivenza dell’intera piramide calcistica, dalle grandi squadre fino alle realtà più piccole.

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