De Rossi si confessa: «Roma, non escludo il ritorno. Il mio progetto era lo Scudetto 2027. Totti? Le bandiere sono ingombranti» | OneFootball

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·31 de maio de 2025

De Rossi si confessa: «Roma, non escludo il ritorno. Il mio progetto era lo Scudetto 2027. Totti? Le bandiere sono ingombranti»

Imagem do artigo:De Rossi si confessa: «Roma, non escludo il ritorno. Il mio progetto era lo Scudetto 2027. Totti? Le bandiere sono ingombranti»

Le parole di Daniele De Rossi, ex centrocampista della Roma, sul suo progetto fallito da allenatore giallorosso. Tutti i dettagli

L’approdo di Daniele De Rossi sulla panchina della Roma ha rappresentato, per molti tifosi, il coronamento di un sogno e l’incarnazione di una speranza. L’ex “Capitan Futuro”, simbolo di romanità e grinta per quasi due decenni sul campo, si è presentato con l’entusiasmo contagioso di chi è tornato a casa con l’ambizione di trasmettere la sua immensa esperienza e il suo amore per i colori giallorossi. La sua avventura da tecnico della Roma, iniziata tra grandi aspettative e un affetto popolare palpabile, ha avuto inizialmente un impatto positivo: la squadra è sembrata ritrovare compattezza e quello spirito battagliero che tanto era mancato. Alcuni risultati di prestigio e una ritrovata connessione con l’ambiente hanno fatto preludere a una rinascita. Tuttavia, con il passare del tempo, la squadra ha iniziato a mostrare delle difficoltà, faticando a trovare continuità nelle prestazioni e nei risultati, specialmente contro avversari di alta classifica. Le pressioni tipiche di una piazza esigente come Roma, unite forse a una rosa non completamente allineata alle sue idee di gioco o al mancato raggiungimento di obiettivi stagionali cruciali, hanno iniziato a farsi sentire. Nonostante la dedizione e la passione profuse, il calo nel rendimento ha portato la dirigenza a una dolorosa, ma per loro inevitabile, decisione: l’interruzione del rapporto, un esonero che ha lasciato l’amaro in bocca a molti, ma che fa parte delle dure leggi del calcio professionistico. Di questo e molto altro ancora oggi De Rossi parla in una lunga intervista al Corriere della Sera.

ROMA«Da quando ho smesso di giocare ho viaggiato molto in giro per il mondo e tanti posto voglio visitare per lavoro, curiosità e cultura personale. Ma una vista come questa dove la ritrovi? D’altra parte, se la chiamano la Città Eterna ci sarà un motivo no? A volte è più difficile trovare un parcheggio che una squadra da allenare…».COSA É SUCCESSO«Non deve chiederlo a me. Avevamo impostato un progetto di lungo periodo. Nella mia testa c’era l’idea di crescere insieme a una squadra giovane e alcuni giocatori più esperti con l’obiettivo di lottare per lo scudetto nel 2027, l’anno del centenario. E invece…».ALLENARLA E LASCIARLA«Due sensazioni fortissime. Ma voglio tenermi l’onore e la felicità di averla allenata ed esserne stato all’altezza. Averla lasciata così presto, mi lascia la possibilità di riprovarci un giorno. Non lo vivo come un assillo, ma tanti allenatori, ultimo Ranieri, sono tornati nello stesso club più di una volta. Come diceva Califano: non escludo il ritorno».NON L’HA PIU’ GUARDATA IN TV«In quel momento per me era fonte di sofferenza. Se una donna che ami alla follia ti lascia, non riesci a guardarla camminare felice, mano nella mano, con un altro uomo. Ma ormai è passato: sono tornato a vedere la Roma e ad essere contento delle sue vittorie».LA CITTA’ É MIGLIORATA«Per alcuni anni tanti cantieri in giro per la città ci hanno reso la vita difficile, ma oggi rispondo: sì. Mia moglie Sarah mi rimproverava perché imprecavo e discutevo ad ogni blocco o divieto. Una volta un vigile davanti a Piazza Pia, vicino San Pietro, mi ha detto: «Stiamo lavorando per farla diventare una delle più belle al mondo”. E io: “Ma lo è già, non rompeteci le palle!”. Beh, quel vigile aveva ragione: adesso è qualcosa di incredibile. Le cose belle richiedono sacrifici, ma poi ne vale la pena».LA FIGLIA VIVE A LONDRA«Il primo anno lì è stato più difficile, ora è organizzatissima. É un grande orgoglio vedere la donna che sta diventando».TOTTI NON É NELLA ROMA«Mi spiace, ma capisco la ritrosia dei presidenti quando si avvicinano alle bandiere dei club. Non è facile gestire figure così ingombranti: ti danno lustro ma se vanno via lo stadio ti si rivolta contro».

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