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·04 de setembro de 2025

Franco Carraro: «Calciopoli nata da un mio errore politico. Vidi Vialli per farlo CT. E sul Milan…»

Imagem do artigo:Franco Carraro: «Calciopoli nata da un mio errore politico. Vidi Vialli per farlo CT. E sul Milan…»

Franco Carraro ha voluto rilasciare qualche dichiarazione sulla questione Calciopoli: argomento che fa ancora discutere

Una delle figure più longeve e influenti dello sport italiano, Franco Carraro è un testimone privilegiato di mezzo secolo di storia, tra calcio, Coni e politica, raccontato a La Gazzetta dello Sport nella Sala delle Fiaccole del Coni, un luogo denso di storia come la sua vita. Da presidente del Coni nel boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca ’80, a sindaco di Roma e ministro, fino alla presidenza della FIGC in uno dei periodi più turbolenti del nostro calcio. La sua voce è un affresco di aneddoti, decisioni difficili e retroscena inediti, un viaggio attraverso il potere, l’etica e le passioni di un uomo che ha lasciato un segno indelebile.

IL BOICOTTAGGIO DELLE OLIMPIADI DI MOSCA – «Il governo ci invitò a non andare, se avessi acconsentito mi sarei dovuto dimettere il giorno stesso. Chiunque avrebbe fatto come me, credo. Un anno e mezzo. Aveva un cattivo carattere… Subiva la pressione del cancelliere Schmidt: la Germania non avrebbe partecipato e chiese solidarietà agli amici. Quindi a Craxi. Dissi no anche a lui, non la prese bene. Ma come potevo dire agli atleti “non si va ai Giochi” se l’Italia continuava a costruire macchine a Togliatti? Mi sembrava ipocrita».


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LA RABBIA – Quasi mai e solo sulle sciocchezze, per le cose serie non perdo mai il controllo. Quando da sindaco di Roma mi arrestarono sei assessori o quando ero finito nel mirino del giudice Castellucci, poi condannato, ho sempre dormito bene».

CALCIOPOLI E L’AMAREZZA PER IL DUBBIO SULLA SUA ONESTÀ – «No, mi faceva male l’idea che la gente mettesse in dubbio la mia onestà. È un pensiero che mi fa soffrire anche oggi, nonostante sia stato assolto da tutto. Ma c’è altro: mi resta l’amarezza di aver capito che tutto è nato da un mio grande errore politico. Nel 2004 pensai che Bergamo e Pairetto non potevano più essere designatori arbitrali, certe posizioni ogni tanto vanno cambiate. Chiamai Collina che avrebbe smesso l’anno dopo offrendogli il posto, rifiutò per continuare ad arbitrare. Non feci più nulla. Anni dopo, in una trasmissione di History Channel su Calciopoli, scoprii che Collina l’aveva detto a Meani (all’epoca addetto agli arbitri del Milan, ndr), Meani lo aveva riferito ai confermati Bergamo e Pairetto e i due a quel punto pensarono di sopravvivere appoggiandosi a Moggi. Ho sbagliato, avrei dovuto cambiarli comunque. Ma ero preso da due problemi serissimi: la brutta eliminazione dell’Europeo e il Napoli che rischiava di sparire, un argomento su cui anche il presidente della Repubblica Ciampi chiedeva spiegazioni. Non trovavamo nessuno che lo prendesse, era un dramma! Poi arrivò De Laurentiis… Da allora dopo il Milan tifo Napoli».

LE CONSEGUENZE DI CALCIOPOLI E GLI SCUDETTI – «È un bene ci sia stata un’indagine e che siano state punite le squadre responsabili. Gli scudetti andavano tolti alla Juve perché i suoi dirigenti avevano fatto degli errori, ma quello 2005/2006 non andava dato all’Inter, dovevano rimanere entrambi non assegnati come nella tradizione della Federcalcio».

IL MONDIALE 2006 E LA FIGURA DI BLATTER – «E qualcuno scrisse che ci eravamo riusciti malgrado l’avversità di Blatter, tanto che non ci consegnò la Coppa. Che si vinca il Mondiale avendo il presidente della Fifa contro mi sembra una cosa difficile. La verità è che la qualità dei giocatori va anche accompagnata da una politica sportiva fatta in modo giusto e io avevo messo nella commissione arbitri della Uefa Pairetto e in quella della Fifa Bergamo. C’è un proverbio che dice aiutati che Dio ti aiuta».

LA NAZIONALE – «Non voglio nemmeno pensare a un’altra mancata qualificazione. Ce la faremo. Il fatto è che ormai tutto il calcio è strutturato contro le nazionali, si gioca sempre e in quei pochi giorni bisogna creare un’alchimia che non so dire per quali ragioni scatti o meno. All’Europeo del 2021 c’era e in quel caso potrebbe avere un nome: Gianluca Vialli. Su di lui devo rivelarvi una cosa».

VIALLI – «Ho un’opinione straordinaria di Vialli e gli sono grato perché, al contrario di altri, ha mantenuto il massimo riserbo su un nostro incontro dell’ottobre 2002: dopo l’infausto Mondiale in Corea e Giappone, il Trap era partito malissimo nelle qualificazioni per l’Europeo. Parlando con Giraudo venne fuori che Vialli sarebbe stato disponibile ad allenare la Nazionale. Andai a incontrarlo a Torino, purtroppo non c’erano le condizioni. Nessuno lo ha mai saputo, è stato un uomo vero».

IL SUO MILAN IDEALE – «Sarei molto felice se tornasse Galliani, uno che del calcio e di questo club sa tutto. Per i tifosi sarebbe una sferzata di entusiasmo straordinaria».

LA SUA CANDIDATURA ALLA PRESIDENZA DEL CONI – «Adesso posso dirlo con molta trasparenza. Pescante, Petrucci, Gravina e io eravamo molto preoccupati del fatto che ci fossero due squadre opposte e completamente diverse dalla precedente. Era stato ingiusto non consentire a Malagò di proseguire, quindi ritenevamo opportuno mantenere Mornati come segretario generale. Ho capito che per sperare di garantire la continuità amministrativa dell’ente mi sarei dovuto candidare e l’ho fatto. La nostra moral suasion non sarebbe bastata… Un paio di giorni prima del voto in una conference call Gravina, Petrucci e io abbiamo espresso a Malagò e all’attuale presidente Buonfiglio la nostra posizione, sottolineando pure che a livello giuridico il segretario deve essere un interno Coni: garantivamo il nostro appoggio elettorale chiedendo continuità. Mi sembra che le cose siano andate e vadano bene. Quanto a me, ho sempre saputo che fine avrebbe fatto la mia candidatura, ma non potevo dirlo a nessuno. Anche per questo finora non ho fatto interviste».

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