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·23 de novembro de 2024
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L'aumento di partite comportato dai nuovi format internazionali rischia di tradursi in un ulteriore incremento del 50% dei giorni di indisponibilità: lo rivela una ricerca dell'Assocalciatori, presentata durante il Social Football Summit 24 sugli infortuni subìti dai calciatori di Serie A, Premier League e LaLiga nel corso delle ultime due stagioni.
Il Presidente AIC Umberto Calcagno, insieme al Direttore Organizzativo Fabio Poli e a Marco Piccinni (collaboratore AIC ed ex calciatore professionista), hanno analizzato, in particolare, il valore economico derivante dalla indisponibilità degli atleti per i club che li hanno tesserati e la svalutazione economica conseguente a periodi di indisponibilità superiori ai 90 giorni.
La ricerca AIC, nella sezione ''Injury Time'', ha evidenziato che un calciatore appartenente ad una delle squadre che disputano 54 partite per stagione va incontro, mediamente, a 71 giorni di infortunio.
Questo dato riguarda i 20 calciatori che vengono impiegati per il 90% dei minuti disponibili. L'aumento di partite comportato dai nuovi format internazionali rischia di tradursi in un ulteriore incremento del 50% dei giorni di indisponibilità.
Dai 71 giorni di assenza attuali (media per un calciatore di un top club) a 107, equivale a dire che il pubblico, negli stadi o davanti agli schermi, non potrà godere delle prestazioni di quel protagonista un giorno su tre per tutto il corso della stagione
La seconda parte della ricerca ha quindi fornito un ordine di grandezza corrispondente al costo complessivo degli infortuni sostenuto, nella stagione 2023-2024, dai club italiani, inglesi e spagnoli: 1.475 milioni di euro.
Un dato nel quale la Premier League costituisce da sola più della metà (58%), in considerazione di un valore delle rose e di stipendi medi più alto de LaLiga (26%) e della Serie A (16%).
Il valore economico dei giorni di indisponibilità dei calciatori infortunati è stato 707 milioni di euro complessivi per la stagione 23/24 nelle tre Leghe. 785 milioni, invece, il costo derivante dalla perdita di valore dei singoli calciatori a causa di infortuni superiori a 90 giorni.
Come mostrato dalla prima parte della ricerca, i calciatori dei club che partecipano stabilmente alle Coppe nazionali ed internazionali disputano un numero medio di 54 partite a stagione.
A queste vanno aggiunte le partite delle rispettive Nazionali (il cui valore può variare molto tra i calciatori della stessa rosa e che, pertanto non sono considerate nel computo della ricerca ma che, di contro, hanno una incidenza nel dato complessivo degli infortuni).
Le Coppe possono rappresentare una significativa voce di entrate per i club, in termini di diritti televisivi. Occorre tuttavia considerare che disputare 55 partite invece che 40, corrisponde ad un valore di infortuni decisamente superiore.Club come il Barcellona, Manchester United, Newcastle, Roma hanno sostenuto, per l'intera stagione, un costo per infortuni più alto delle entrate generate dalle Coppe internazionali. Questo costo è fortemente superiore a quello dei club che disputano meno partite.Club come il Liverpool, invece, hanno sostenuto, in una stagione, un costo infortuni quasi triplo rispetto alle entrate da Coppe. Considerando esclusivamente il costo degli infortuni derivanti dal surplus di partite che le Coppe comportano, lo stesso Liverpool ha registrato 29 milioni di euro di costi a fronte di 32 milioni di euro di entrate.Anche i club che hanno ottenuto risultati economici decisamente significativi dai diritti TV delle Coppe, come il Real Madrid o il Manchester City hanno registrato un costo infortuni significativo. 82 milioni il Real Madrid. 50 milioni il City. Dato che non considera l'infortunio di Rodri, solo perché avvenuto poche giornate dopo l'inizio della stagione 24/25. Aggiungere a queste partite nuovi impegni, come previsto dai format internazionali, comporterà un incremento anche in termini di calciatori infortuni.
Conseguentemente anche in termini di costi per i club partecipanti. Stando alle anticipazioni degli organizzatori delle competizioni ed alle previsioni della ricerca AIC: un club di Premer League registrerà, mediamente per le nuove partite, 51 milioni di euro di entrate extra a fronte, però, di 49 milioni di euro di extra-costi per infortuni.Senza considerare tutti i problemi derivanti dall'assenza degli atleti tesserati. Un club di Serie A incasserà dalle nuove Coppe 38 milioni ed uno di LaLiga 42. Di contro, rispettivamente, sosterranno 25 milioni di extra-costi per infortuni ai calciatori in Italia e 21 milioni in Spagna.
Da considerare con attenzione anche che il valore economico derivante da questi 'extra infortuni' è fortemente condizionato dalla svalutazione del calciatore. Un dato che incide per quasi il 70% del totale in Premier e Serie A e per il 60% in LaLiga e che deriva dal fatto che gli infortuni derivanti dall'ulteriore incremento di partite comporteranno lunghi periodi di assenza dal campo per i calciatori.
Durante il panel il presidente dell'AIC Umberto Calcagno ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni: "Che tipo di calcio vogliamo? Questo dobbiamo chiederci. La salute del calciatore è ancora una questione sindacale? Se resta tale stiamo sbagliando qualcosa nell'impostazione del futuro del nostro mondo. E io sono certo che non sia più una questione sindacale, ma tutelare la parte migliore del nostro spettacolo (i calciatori, ndr) significa tutelare il nostro mondo. Le grandi partite non sono qualcosa da ostacolare, ma da inserire nel contesto - ha aggiunto - La parte più alta della nostra piramide non può perdere il concetto solidaristico verso la base. Oggi penso ci sia una grande occasione, quella da un lato di tutelare la salute dei calciatori e dall'altra quella di tutelare la distribuzione delle risorse. Se non porteremo avanti insieme con Fifpro e World League queste battaglie si rischierà di dividere un mondo ancora di più di quanto non lo sia già adesso".