Juve Parma 2-0: il primo tempo MOTTIANO e YILDIZ lo “scardinatore”. Il MERCATO non sia un’ossessione | La Juve a freddo – VIDEO | OneFootball

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·25 de agosto de 2025

Juve Parma 2-0: il primo tempo MOTTIANO e YILDIZ lo “scardinatore”. Il MERCATO non sia un’ossessione | La Juve a freddo – VIDEO

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Juve Parma 2-0: il primo tempo MOTTIANO e YILDIZ lo “scardinatore”. Il MERCATO non sia un’ossessione per i bianconeri | La Juve a freddo

La Juve studia e vince. É stata una gara a due volti o c’è un legame tra le due parti? Che Juventus abbiamo visto contro il Parma? La risposta, dopo novanta minuti di segnali contrastanti, non è univoca. Abbiamo assistito a una partita a due volti, quasi una sintesi delle nostre paure e delle nostre speranze? Perché da un lato, la squadra ha mostrato una tendenza alla manovra sterile, un possesso palla prolungato ma incapace di ferire; dall’altro, la stessa squadra, nel momento di maggiore difficoltà, ha tirato fuori dal cilindro la giocata da grande, chiudendo la partita con una lucidità spietata. È questa la vera identità della Juve di Tudor o siamo ancora di fronte a un cantiere aperto, in balia degli episodi e dell’estro dei singoli? Ma, soprattutto, è giusto separare primo e secondo tempo in maniera radicale.

Il primo tempo è stato un viaggio nel recente passato, un’immersione in una Juve quasi “Mottiana“, almeno all’apparenza. La squadra ha preso campo con facilità, ha fatto circolare il pallone con una spiccata autostima tecnica, ma è rimasta prigioniera di se stessa. Con il Parma schierato con un 5-3-2 bassissimo, la manovra bianconera è diventata presto monotona, un giropalla orizzontale che non trovava sbocchi. Il problema era evidente: al centro non si passava, e i tanti giocatori di qualità, da Conceição a Yildiz, finivano per tenere la palla un tocco di troppo, senza mai premiare gli inserimenti.


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Il risultato è stato un Jonathan David isolato e frustrato, costretto a un lavoro sporco lontano dalla porta e mai veramente pericoloso. In questa prima frazione, abbiamo visto tutti i limiti di una squadra che rischia di compiacersi della propria tecnica senza tradurla in occasioni concrete. Ma lo stesso Tudor ci ha detto a fine gara che in fondo queste gare si vincono con la pazienza (il mantra di Allegri allora non era una scusa, ma una normale chiave interpretativa del calcio italiano quando si affrontano difese arroccate, lo stesso Igor ha parlato di catenaccio vecchia maniera). E piace pensare che ci sia stato dello studio nel primo tempo, anche solo nel capire che i lanci di Locatelli e Thuram – non banali, per la verità – non bastavano però per portare a occasioni davvero importanti, se si effettua il colpo di testa di un effervescente Conçeicao (l’unico, nel primo tempo, ad avere qualcosa in più).

La svolta, come spesso accade, è arrivata da un’intuizione e da un cambio di posizione. Nella ripresa, Kenan Yildiz ha preso il centro della scena. È stato lui lo “scardinatore” del sistema, l’uomo capace di trasformare una manovra prevedibile in un assalto. Spostandosi tra le linee, ha iniziato a creare superiorità, a dialogare con i compagni e, soprattutto, a tirare in porta. Il suo diagonale al 50′ è stato il primo, vero segnale di un cambio di marcia. Da quel momento, la Juventus ha iniziato a giocare con una velocità diversa, a credere di più nella giocata verticale.

Il gol del vantaggio di David, arrivato sugli sviluppi di un corner, è figlio di questa nuova aggressività, di una squadra che ha finalmente capito come attaccare la porta, con Kenan che dalla sinistra è riuscito a fare ciò che nel primo tempo non era mai stato in grado di proporre.Ma il vero segnale da grande squadra, quello che fa ben sperare per il futuro, è arrivato dopo l’espulsione di Cambiaso. In dieci uomini, con la partita ancora in bilico, la Juventus ha prodotto l’azione più bella e chirurgica del match. Una ripartenza perfetta, un triangolo ampio tra Yildiz e Vlahović, con il turco che in scivolata ha servito al serbo il pallone del 2-0.

Un gol che non è solo un gol, ma un manifesto: la capacità di essere spietati nel momento più difficile, di reagire all’inferiorità numerica con la qualità e la freddezza dei campioni. È questa la Juventus che vogliamo vedere: meno specchi, più sostanza. Meno possesso sterile, più logica del risultato. La strada è ancora lunga, ma la direzione, forse, è quella giusta.

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