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·20 de dezembro de 2025
Juventus-Roma, Spalletti: “Le vittorie ti infondono fiducia e la consapevolezza di poter giocare alla pari con gli altri”

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Il tecnico bianconero, Luciano Spalletti, dopo aver vinto il big match contro la Roma ha parlato così ai microfoni di Sky.
Sul match.
”La partita è una scatola vuota che va riempita di cose, e non la puoi riempire solo delle tue qualità. Ci vogliono anche quelle che non hai, e bisogna fare anche cose più scomode. Ad esempio, Yıldız nel secondo tempo è venuto giù e ha coperto quella fascia sinistra. I suoi avversari sanno quanto è forte più di lui stesso. Lui stesso non sa ancora come viene considerato dagli avversari che hanno una visione corretta della sua forza. Poi è venuto a fare un lavoro che non fa parte di lui, ma quando si gioca un calcio contro squadre di livello, contro squadre allenate bene, costruite da un punto di vista di allenatore che li mette bene in campo, più equilibrate, perché loro ti avvolgono poi anche con il terzo difensore, il quinto e il trequartista, vengono sempre in tre laggiù a palleggiare per superarti. Se non c’è anche la fase di copertura, la fase difensiva di calciatori come Yıldız o Conceição, poi loro ti scavano l’uomo in più e ti entrano. E Yıldız ha fatto bene. Zhegrova è un calciatore che questo non lo può fare, non lo sa fare. Quando lo porta a giocare sotto la metà campo non ha quella qualità lì. Poi se riesci a metterlo in condizione di fare gli uno contro uno a venti metri dalla linea di fondo, allora gli diventa più facile. Il problema è sempre lo stesso. Se io riesco a tenere la palla per permettergli di fare gli ultimi venti metri e basta, se non riesco a fare quello, poi si paga dazio nelle situazioni dove loro, come si è detto prima, riescono a far valere la loro continuità e il loro macinare i minuti della partita. Noi non maciniamo i minuti allo stesso modo. Ci sono momenti dove siamo in difficoltà, perdiamo palloni sanguinosi che potrebbero darci la possibilità di libertà. E poi, quando dobbiamo fare fase difensiva, se perdiamo i due metri di contatto, ad esempio arriviamo sempre tardi sui quinti e loro scavano la possibilità di tornare dall’altra parte. Non riuscirai mai a indirizzarli o a chiuderli. Una volta a destra, una volta a sinistra, poi ti mettono nella posizione libera e ripartono. Diventa difficile perché ti fanno consumare fatica nel doverti adeguare al loro controllo palla, anche se non sono stati estremamente pericolosi. Però nel primo tempo, come ritmo, come sostanza, come solidità e come continuità, li abbiamo sofferti. Poi, anche perché non siamo riusciti a ripartire in quei 10‑12 palloni riconquistati dove c’era la possibilità di ribaltare come sul palo di Yıldız, però questa loro pressione costante fa perdere lucidità. Ti mettono nelle condizioni di non avere grande fiato per ripartenze di 70 metri. Nel secondo tempo meglio, perché siamo stati più in partita, Yıldız è cresciuto e abbiamo avuto la possibilità di creare situazioni importanti, al di là di come poi le abbiamo portate dentro l’area di rigore”.
La cosa bellissima di questa Juventus, di queste due partite, è l’umiltà e la determinazione che ho visto nei giocatori. Ma soprattutto quando si perde palla, non rientrano correndo, rientrano scattando. Hai visto in particolare Zhegrova, dopo l’errore che ha portato al 2‑1, rientrare scattando per aiutare la squadra?
”È stata una cosa molto bella. Sì, ma non potrà mai farla in modo solido. In fase difensiva diventa una cosa “liquida” che non riesce ad avere perché non ha quelle caratteristiche lì. Ma un po’ l’ha fatto. Ne abbiamo parlato in conferenza stampa, ci siamo divertiti. A volte uno rientra in una posizione, ma poi c’è quella di doverti attaccare alla maglia dell’avversario perché è tutto un duello fisico, è tutto cercare la possibilità di fuga da queste mini prigioni che ti creano le squadre con ritmo e passo costante. Ma se ti manca sostanza e continuità, diventa dura”.
I numeri dicono che avete vinto due partite fondamentali e avete messo la classifica in linea con quanto fatto anche in Champions League. Con un calendario sulla carta impegnativo e senza sconti diretti, che cosa possono sognare i tifosi?
”Senza sconti diretti vuol dire che tutte le partite sono difficili. Però è chiaro che vincere imparando delle cose, con squadre davanti che ti mostrano aspetti da cui puoi imparare, diventa un doppio salto di conoscenze e di fiducia. Le vittorie ti infondono fiducia e la consapevolezza di poter giocare alla pari con gli altri. Stasera abbiamo giocato alla pari, al di là delle interpretazioni tattiche; anche sul 2‑1, quando abbiamo recuperato palla siamo andati a ribaltarla. Questo è un dato importante che ci permette di lavorare e potenzialmente ottenere qualcosa in più”.
Spalletti a Dazn
Qualcosa da correggere, c’era in quella Juve, però poi quant’è contento del fatto che la sua Juventus ha riconosciuto la partita e si è adattata a questo aspetto che chiedeva da tanto tempo?
”Sono contento perché vincere queste partite qui sono mezze imprese. Perché loro stanno bene in campo, hanno il ritmo di chi ti sbriciola, ti stritola se non sei bravo qualche volta a tenere palla, se non sei bravo qualche volta a ripartire. Nel primo tempo lo abbiamo fatto poco, loro ci hanno costretto a dover buttare via molta corsa sulla fase difensiva, perché fanno bene questo accerchiamento da destra a sinistra e quando tu devi riposizionare la squadra in fase difensiva, una volta in mezzo spazio di destra, una volta in mezzo spazio di sinistra, una volta sul calcio d’angolo sullo spigolo di destra, una volta sullo spigolo di sinistra, butti via roba che poi ti manca per avere delle ripartenze come abbiamo fatto nel secondo tempo. E loro sono stati bravi a crearci queste difficoltà. Noi siamo stati timidi da un punto di vista di ricreare delle situazioni importanti, però siamo stati in partita, la squadra aveva una sua solidità, una sua sostanza. Nel secondo tempo c’è stato un approccio diverso, una mentalità diversa, un voler andare a far valere le nostre cose, le nostre qualità in maniera più corretta e secondo me abbiamo vinto anche meritatamente, perché la partita è stata fatta, la ricerca è stata fatta. È chiaro che bisogna alzare il livello, bisogna alzare il livello di continuità, perché in questo fatto di continue pressioni, di continui duelli, ci sono molte seconde palle, ci sono molte interpretazioni, ci sono molte letture. In queste cose qui noi ogni tanto spengiamo, abbiamo delle pause e non riusciamo ad essere al livello di squadre come la Roma. Ho detto prima, vincere queste partite è un’impresa, squadre come queste ti insegnano anche delle cose, è il doppio salto perché poi puoi andare a parlare, puoi andare a far conoscere toccando con mano perché poi la squadra ha fatto fatica, ha fatto una grande fase difensiva. Yldiz, nel secondo tempo, è venuto basso a fare quello che occupa lo spazio in maniera corretta, è ripartito da lì e ci ha dato una mano importante”.
Due settimane siamo passati. A Napoli ho danneggiato la squadra, alle situazioni imbarazzanti del Pafos, a due vittorie grosse che cambiano le prospettive della Juventus. In mezzo, in questo spazio, cosa c’è e cosa c’è stata?
”In mezzo ci sono sempre le stesse cose, che sono quelle del motivo per cui sono venuto ad allenare questa squadra: mi sembrava che avesse delle potenzialità, dei calciatori che hanno delle ben precise caratteristiche e qualità. Il problema è riuscire poi a farle diventare totali queste qualità. Quello che dicevo di Yldiz, che è venuto basso nel secondo tempo. Nel primo tempo ha sofferto anche lui questa marcatura così asfissiante, questa prigione a cui ti costringono poi i giocatori della Juve, perché diventano non una partita undici contro undici, ma diventano undici situazioni di uno contro uno. Se non sai ogni tanto liberarti da quelle situazioni lì, diventa difficile trovare lo sbocco. Nel primo tempo l’abbiamo fatto, però poi ci siamo riusciti nel secondo tempo meglio. Quando riesci a uscire da questi conflitti, da queste guerre individuali, poi è chiaro che hai dello spazio da andare a chiappare e lo abbiamo fatto anche bene. Però in generale sono una squadra di ragazzi che ascolta, che vuole migliorare, che tentano di mettere in pratica. Poi è chiaro che ci sono le caratteristiche. Se porti Zhegrova al limite dell’area non gli puoi chiedere di fare fase difensiva, perché non la sa fare. Devi venire basso, lui se viene occupa uno spazio, però non sa quando montare addosso all’avversario, fare un tackle, fare una spallata. È una squadra come la Roma che ormai ha il suo DNA ben preciso, ha il suo marchio di fabbrica. Poi ti sgama e quella debolezza te la mette in risalto e ti ci costruisce poi delle situazioni difficili da cui difenderti”.









































