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·25 de setembro de 2025
Moggi: “Calciopoli? Carraro voleva aiutare il Milan. Non ho ucciso nessuno. Punii anche Maradona”

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A quasi vent’anni da Calciopoli, Luciano Moggi torna a parlare. L’ex direttore generale della Juventus, radiato nel 2006 e simbolo di una delle pagine più controverse del calcio italiano, ha rilasciato dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport nelle quali ricostruisce la sua verità sui fatti, lanciando nuove accuse e raccontando aneddoti inediti.
Moggi sostiene che nel 2004 il presidente della FIGC, Franco Carraro, avrebbe cercato di indirizzare i designatori arbitrali in favore dei rossoneri. “Allora noi e il Milan eravamo in lotta per lo scudetto – spiega Moggi – e Carraro diceva a Bergamo: ‘Mi raccomando, gli dica di non aiutare la Juventus’. Quel ‘gli dica’ era riferito all’arbitro Rodomonti. Non voleva aiutare l’Inter, ma il Milan in caso di un nostro passo falso”.
Secondo Moggi, le ricostruzioni di Carraro sarebbero “una bufala”, e aggiunge: “Carraro dice che fu un errore politico, ma dimentica di aver ammesso di aver cercato di aiutare certe squadre a salvarsi a scapito di altre”.
“Non chiederò mai la grazia”
L’ex dirigente ribadisce di non sentirsi colpevole come la giustizia sportiva lo ha dipinto: “Chiedere la grazia? E perché? La grazia la chiede chi ha avuto un ergastolo. Io ho pagato e sto pagando, ma non ho ammazzato nessuno. La gente lo sa, per questo ogni volta che entro in un bar o in un ristorante mi chiedono un selfie”.
Gli anni alla Juventus: il ricordo di Umberto Agnelli
Moggi rievoca anche la fine dell’era bianconera targata Giraudo-Moggi: “Quando facemmo firmare Capello, dissi a Giraudo di chiamare Umberto Agnelli. Ma non c’era più, se n’era andato. Allora Antonio, alla guida, mi disse: ‘Per noi è finita’. Capì il significato di quelle parole due anni dopo”.
Aneddoti: da Zola a Maradona, fino a Trezeguet
Moggi ha raccontato episodi che hanno segnato la sua carriera di dirigente:
Su Gianfranco Zola: “Lo presi a Napoli come vice Maradona. Nessuno voleva puntare su di lui, ma vidi che aveva tecnica e personalità. Dopo un gol al Lecce disse: ‘La maglia di Diego? Una come tante altre’. Diego si arrabbiò”.
Su Maradona: “Una volta arrivò a Mosca in ritardo. Non era giusto lasciarlo in tribuna al caldo, così lo misi in panchina sotto la neve. Non si trattano i campioni in modo diverso dagli altri, altrimenti perdi credibilità”.
Su Trezeguet: “Concedevamo le discoteche solo quando non c’erano coppe a metà settimana. Una volta lo trovai all’ingresso dell’Hollywood e non ci mise più piede”.