Zazzaroni: «Ecco perché avevo dato a Yildiz del ‘giocatorino’. Con Kenan mi scambio messaggi e lui ha capito che…» | OneFootball

Zazzaroni: «Ecco perché avevo dato a Yildiz del ‘giocatorino’. Con Kenan mi scambio messaggi e lui ha capito che…». Le parole del giornalista

In un recente intervento al programma “Tutti in The Box“, il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni è tornato a discutere del talento cristallino della Juventus, Kenan Yildiz. Le sue parole hanno fatto chiarezza su un’etichetta che il giornalista aveva affibbiato al giovane numero dieci bianconero tempo fa e che aveva scatenato non poche polemiche tra i tifosi.

Zazzaroni ha ripercorso le tappe del suo giudizio sul calciatore turco, ammettendo di aver assistito a un’evoluzione tecnica e caratteriale sbalorditiva, specialmente nell’ultimo anno solare. Il giornalista ha spiegato la genesi della sua critica iniziale e come il rapporto con il ragazzo sia in realtà molto cordiale: «Non c’è niente da spiegare. Io un anno e mezzo fa avevo detto quello che penso, lui aveva appena iniziato e c’era Motta. Il giocatore lo vedevi che aveva dei numeri, lo scrissi: ha un grande potenziale, ma non incide. E scrissi è un giocatorino. E c’era un ex juventino che concordava con me. Poi pian piano l’ho seguito, da marzo scorso, questo qua ha fatto un progresso incredibile, cioè da marzo scorso io con Kenan poi mi scambio messaggi. E Kenan aveva capito perfettamente il concetto. Da allora però ogni volta che lui fa gol mi arrivano messaggi: “non capisci un c***o, sei un incompetente, sei un commentatorino”. E ste robe qua. Poi feci la battuta che giocatorino era perché gioca a Torino, ma per prenderli un pochino in giro, però lui ha grande potenzialità».

L’analisi di Zazzaroni evidenzia come Yildiz non sia solo un profilo di grande potenzialità, ma un atleta capace di accettare le critiche costruttive e trasformarle in carburante per la propria crescita. Il termine “giocatorino“, nato inizialmente come un dubbio sull’incisività del ragazzo e poi trasformato in un gioco di parole geografico legato alla città di Torino, sembra ormai appartenere al passato. Oggi, il progresso descritto dal direttore testimonia la maturazione di un calciatore che ha smesso di essere una semplice promessa per diventare un punto fermo del progetto di Spalletti.

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