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·11. November 2025
Sandri, il fratello Cristiano a diciotto anni dalla tragedia: «Spaccarotella non si è mai scusato. Ancora mi domando una cosa»

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Cristiano Sandri, 51 anni, avvocato penalista e fratello di Gabriele Sandri, racconta a La Gazzetta dello Sport il dramma di una famiglia distrutta dall’omicidio di “Gabbo”, tifoso della Lazio ucciso l’11 novembre 2007 da un poliziotto mentre si recava a vedere la sua squadra a San Siro. Diciotto anni di dolore, una ferita mai rimarginata e la ricerca di giustizia per una morte assurda.CHI ERA GABRIELE – «Un ventiseienne con la gioia di vivere, altruista, generoso, buono, pieno di amici. Aveva anche giocato a calcio, una punta vecchio stile tutto cuore e grinta. Mi ricordava Gigi Casiraghi. Poi amava la Lazio e la musica».LE PASSIONI PIÙ GRANDI – «La prima entrò nelle nostre vite grazie a mio padre. Ricordo l’abbraccio in Curva Nord nel giorno dello scudetto del 2000 o la trasferta a Parigi per la finale di Coppa Uefa, nel 1998. Partimmo da Piazzale degli Eroi e attraversammo il Monte Bianco».
LEGGI ANCHE >>> Ultime Notizie Serie A: tutte le novità del giorno sul massimo campionato italianoDOVE SI TROVAVA QUEL GIORNO – «A casa. Era domenica mattina. Mi dissero di andare ad Arezzo, area di servizio di Badia al Pino, perché era successo qualcosa. Avevo capito che qualcosa non andasse. Mi consigliarono di venire accompagnato, poi una persona mi disse che avevano ucciso un tifoso. Collegai le cose, ma la mazzata finale la diede la radio. La tentazione di sapere era forte, così accesi e ascoltai. “Morto Gabriele Sandri, sostenitore biancoceleste”. Mio fratello. Fu terribile, non si può capire».L’ULTIMA CONVERSAZIONE AVUTA – «Gli dissi di riposarsi. Aveva suonato al Piper fino a tarda notte. Ci penso da 18 anni».ALL’EPOCA LA FIGURA DI GABRIELE FU STRUMENTALIZZATA – «Ferì tutti noi. Siccome tifava Lazio si parlò di un ragazzo di estrema destra, fascista, un ultrà. Ci fu una narrazione secondo cui se l’era andata a cercare. Niente di più falso. E il questore di Arezzo disse che avevano sparato in aria».COSA PROVÒ NEL SENTIRE QUELLE PAROLE – «Incredulità. Avevo visto la macchina dov’era appena morto mio fratello con un buco nel vetro posteriore. Come poteva aver sparato in aria?».SI PARLÒ DI UNA RISSA COME CAUSA DELLO SPARO – «Sì, ma quale rissa? Gabriele dormiva in auto, era con altri quattro amici, persone a cui era legato e che sento tuttora. Appena alzato, altri tifosi della Lazio erano entrati in contatto con quelli della Juve, ma né lui né gli altri parteciparono. Gabbo si rimise in macchina, al centro, seduto dietro, ma il colpo di pistola, sparato dall’altro lato della strada, lo colpì. Quella persona prese la mira e sparò. Mi chiedo ancora cosa gli sia venuto in mente».LUIGI SPACCAROTELLA SI È MAI SCUSATO? – «Mai».









































