Guarin: “Bevevo anche 70 birre a notte. Mi buttai dal 17esimo piano finendo su una rete” | OneFootball

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·18 November 2024

Guarin: “Bevevo anche 70 birre a notte. Mi buttai dal 17esimo piano finendo su una rete”

Article image:Guarin: “Bevevo anche 70 birre a notte. Mi buttai dal 17esimo piano finendo su una rete”

Un passato in Italia, all’Inter, dove sembrava essere nata una stella. Fredy Guarin è poi uscito fuori, negli anni, raccontando i problemi extracampo che lo hanno portato a bere e a condurre una vita poco lineare.

Le parole di Guarin:


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“Ho iniziato a farmi un nome in Italia, e li è cominciato un po’ tutto anche fuori dal campo (…) Lo gestivo molto bene: mi ubriacavo due giorni prima della partita, poi arrivavo in campo e le cose andavano. Vincevamo, segnavo uno o due gol. Lavoravo più di quando non bevevo, forse per il senso di colpa. Bevevo a casa, in discoteca, al ristorante. Cercavo compagnia. L’ambiente: champagne ovunque, le migliori modelle. Avevo la mia famiglia, ed era li che le cose si complicavano. Sapevo che stavo sbagliando, sia nel lavoro sia nelle responsabilità familiari”.

“Ho perso l’obiettivo di avere una famiglia, ho perso l’obiettivo nel calcio. Sentivo che non c’era un limite. Ero completamente immerso nell’alcol. Il mio agente e io ci siamo detti: ‘Bisogna andare via da qui, non si può più restare a Milano”, ha aggiunto l’ex centrocampista, che non beve da più di sei mesi. “Sono andato in Cina, mi pagavano in euro e li sono completamente degenerato nell’alcolismo. Mi alzavo, andavo ad allenarmi e dopo l’allenamento, alcol. Ho portato amici dall’Italia, amici dalla Colombia, in Cina. Ho portato 16 persone una volta. Non avevo idea dei soldi, guadagnavo un sacco di soldi”.

La mancanza di controllo in Brasile

“Sono stati 6 mesi che mi hanno fatto sentire l’uomo più felice del mondo in un campo (..) 50, 60, 70 birre in una notte. È arrivata la pandemia, non c’erano gli allenamenti, non c’era il gruppo, non c’era il calcio Non c’era paura. Andavo in favela, stavo con una ragazza qualsiasi, mi abbandonavo completamente, ubriaco andavo a cercare il pericolo. L’ho chiamata adrenalina, vedere le armi, il movimento. Non ho capito il rischio”.

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