Sampnews24
·17 de diciembre de 2025
Regini: «Mihajlovic mi ha lasciato tanto! Ricordo il derby vinto con gol di Maxi Lopez. Su Pafundi e Coda…» – ESCLUSIVA

In partnership with
Yahoo sportsSampnews24
·17 de diciembre de 2025

Vasco Regini nella sua lunga esperienza a Genova ha vestito i colori blucerchiati per ben centoquaranta volte. Negli anni anni ha visto passare tanti allenatori e giocatori, il tutto in una squadra sempre e comunque a livelli importanti. L’ex giocatore della Sampdoria ci ha concesso un’intervista esclusiva nel corso della quale ci ha parlato di Sinisa Mihajlovic, della squadra di Angelo Gregucci e non solo. Le sue parole:
Diverse stagioni alla Sampdoria restando sempre ai massimi livelli. Qual è il ricordo più bello che hai dei tuoi anni a Genova?
«Si, con la Sampdoria ho giocato in Serie B perché quando è retrocessa ero a Foggia e nell’anno tra i cadetti io ero ad Empoli, e chi ho giocato contro. Sono tornato alla Samp nel secondo anno di Serie A dato che poi lono sono tornati subito su. Il ricordo più bello è legato ai derby vinti, anche perché i derby sono sempre partite particolari, poi ce ne sono tanti. Sono state delle grandi gioie, ricordo il primo che ho vinto, quello deciso dal gol di Maxi Lopez. Il primo quell’anno l’abbiamo perso male 3-0, era il mio primo, è stato brutto. Al ritorno con mister Mihajlovic abbiamo vinto per 1-0 con gol di Maxi, il primo è sempre speciali».
Oggi (ieri n.d.r.) sono passati tre anni dalla scomparsa di Sinisa Mihajlovic, cos’ha rappresentato per te?
«Sicuramente la ferita è ancora aperta, il miglior ricordo che ho di lui è legato a quello che mi ha trasmesso. Prima da calciatore, ma anche ora da allenatore, mi ha trasmesso il fatto di dire “io sono questo, vediamo chi sei tu”. Nel senso che io sono questo ed ho questo da dare, vediamo cosa puoi dare tu, questo contro tutto e tutti! Ci spingeva a crederci contro chiunque, anche perché ogni partita inizia con undici uomini in campo contro altri undici. Ogni gara va giocata e a volte il limite è mentale, lui mi ha trasmesso questa cosa che è fantastica. E’ una mentalità che ti fa lottare fino alla fine, una cosa che poi lui ha mostrato. La sua storia ha detto questo: il combattere, il lottare nonostante tutto e tutti alla massima forza, e contro chiunque! Mi ha lasciato questo e da allenatore ora questo è il mio credo, ci credo tanto e gli devo dire “grazie”. Oltre alle altre cose mi piace ricordarlo da questo punto di vista, è stato una persona strordinaria».
Discusso e criticato ma sempre nel mondo del calcio: Massimo Ferrero. Che presidente era? Ci puoi raccontare qualcosa di lui?
RENDIMENTO DELLA SAMP E INIZI CON FERRERO – «Sicuramente era una personalità estrosa, io ho vissuto il passaggio di società iniziale ai tempi. Ero un giocatore giovane, ricordo che era il momento della pausa estiva, ed è stata una cosa sorprendente: non me l’aspettavo. Inizia un nuovo percorso e all’inizio andiamo benissimo, nelle prime due stagioni abbiamo fatto dei bei risultati e venivano anche valorizzati i giovani. Sono stati anni in cui la Samp, se non sbaglio, riusciva a chiudere i bilanci in positivo. A livello sportivo c’eravamo, era tutto ottimo, una volta siamo anche arrivati ai preliminari di Europa League arrivando settimi, anche dato che il Genoa non aveva la licenza Uefa. Siamo arrivati tre o quattro volte decimi, finché ci sono stato io non gli si poteva dire nulla a livello di risultati. Anche a livello di immagine e dimensione della Samp, eravamo una squadra che si lottava la parte sinistra della classifica in Serie A».
LA FINE E LA VOGLIA DI RESTARE IN BLUCERCHIATO – «Sul resto non so, ero solo un giocatore e non mi competeva. Lui aveva la sua personalità ed il suo modo di fare, l’abbiamo conosciuto. Era uno si faceva vedere spesso, non è che non venisse al campo. Mentre c’era lui presidente io all’interno della Sampdoria ho vissuto benissimo, questo al di là di tutto il resto. Io sono stato anche capitano e, finché ci sono stato io (ovvero fino alla stagione 2020-21), sono stato benissimo. Poi mi è successo di andare via, cosa che io non avrei voluto, però è stato un periodo buonissimo con lui presidente, putroppo poi – e mi dispiace – non è finita bene. Ora invece vedo che non si sta vivendo altrettanto bene!».
I blucerchiati stanno vivendo stagioni complicate, che idea ti sei fatto della situazione della Sampdoria in questa stagione e negli ultimi anni?
«Ho visto qualche partita della Sampdoria perché quando posso la seguo, per esempio ho visto quella persa con il Palermo. La sensazione che traspare è quella di una squadra impaurita, una che non riesce ad esprimere il proprio potenziale. Secondo le possibilità sono alte, non si tratta né di una formazione scarsa, né di una da ultimo posto. Tante volte si creano queste annate e questi momenti difficili, anche con l’ambiente, mi viene da pensare alla Fiorentina per esempio. Squadre che sono più forti di quello che dice la classifica, a volte però – essendo che l’ho vissuto da giocatore – a fare la differenza è la fiducia. Quando vengono meno autostima e fiducia diventa tutto più difficile per un giocatore, lo sto vedendo anche ora che sono allenatore (di Malta U 19 n.d.r.). La testa è anche più importante delle gambe, da lì parte tutto nello sport. Servirebbero fiducia, coraggio, autostima e ritrovare positività. Questo perché la Sampdoria non è una squadra da quelle posizioni! E’ possibile riprendersi, spero che riesca, il mio è un augurio: non è impossibile. A volte è difficile invertire la rotta, altre invece basta un episodio, basta poco per accendere qualcosa».
I blucerchiati si stanno affidando al talento di Simone Pafundi e ai gol di Massimo Coda. Che ne pensi dei due giocatori di Angelo Gregucci?
CODA – «E’ un giocatore che io come allenatore vorrei avere sempre nella mia squadra se potessi scegliere. E’ uno che può fare una giocata e fare un gol in qualsiasi momento, la sua storia dice questo, anche al di là dell’età. A quanto vedo e sento dire da Gregucci è uno che ha sempre l’atteggiamento giusto a livello di leadership, dà l’esempio, è importante avere un giocatore di quel calibro che faccia queste cose. E’ un traino per gli altri, è fondamentale, ben venga che nella Sampdoria ci sia un giocatore come Coda».
PAFUNDI – «E’ un 2006 e come sempre succede i giovani hanno bisogno di giocare, crescere e poter sbagliare. E’ il normale percorso di un ragazzo giovane, ne abbiamo visti miliardi con qualità che, essendo piccoli, non hanno ancora quella continuità dovuta all’esperienza. L’ho visto anche io alla Sampdoria nei miei anni, mi viene in mente un giocatore come Correa, all’inizio anche lui ha avuto bisogno di tempo. Per uno come Pafundi è normale, un giovane ti dà forza ed entusiasmo, però devi essere consapevole che può sbagliare nel suo percorso di crescita. Se parliamo di Pafundi si tratta un giocatore che ha grandi qualità, poi c’è da dire che non è facile giocare per la Sampdoria. E’ una squadra molto importante e si ritrova in una situazione difficile, forse è il momento più difficile della sua storia. Va tenuto conto anche di questo, è una situazione complicata; il giovane ti dà ma bisogna tenere conto dell’età che ha. Rarissimi sono già pronti a 19 anni riuscedoti a dare fin da subito. Io qui a Malta ho a che fare con giovani di 18 anni e la loro caratteristica è questa, a volte di danno entusiasmo e ti sorprendono e a volte non riescono a farlo. Fa parte della crescita del giovane il fatto di essere meno performante a volte. Io penso che Pafundi sia già un giocatore importante per la Sampdoria, ha qualità e l’ha fatto vedere, la speranza è che continui a farlo».
Passando alla Serie A, la lotta per lo scudetto sembra una corsa che coinvolge diverse squadre. Chi pensi che se la lotterà fino alla fine? E chi vedi favorito per la vittoria finale?
«Mi viene da dire che non si possa non tener conto del Napoli per la lotta per il titolo, questo anche dato che ha Conte come allenatore. Lui ha sempre avuto risultati incredibili, per cui penso che la sua squadra se la giocherà fino alla fine. Il Milan lo stesso, il tutto dato che non gioca le coppe e che in panchina ha Allegri, uno che sa come vince. Giocando una volta a settimana i rossoneri potrebbero lottare fino alla fine, questo anche dato che la squadra è buona. Secondo me però l’Inter ha la rosa più completa, però poi nel calcio non vince sempre la più forte. Nella corsa credo che ci sia anche la Roma, ha un allenatore forte come Gasperini; la Juventus forse la vedo un po’ più indietro. Mi viene difficile comprendere i bianconeri nella lotta per lo scudetto, però c’è da dire che il campionato così è molto bello ed avvincente. Credo che la vincitrice del titolo uscirà dal trio Napoli-Milan-Inter, in questo momento è complicato fare un pronostico. I nerazzurri restano i più forti però di mezzo c’è il fatto che giocano la Champions League, negli ultimi anni sono arrivati in finale due volte. Ci sta che l’Inter vada avanti in Champions, inoltre anche il Napoli la gioca e questo può togliere qualcosa. Da questo punto di vista il Milan è avvantaggiato, però resto dell’idea che ora sia impossibile fare delle previsioni. Dipenderà da molto fattori come appunto le coppe europee o gli infortuni, un campionato a volte si può decidere anche solo con un episodio. Sicuramente sarà una bella stagione qualora la lotta a 3 o 4 squadre dovesse continuare fino alla fine».
Si ringrazia Vasco Regini per la gentilezza e disponibilità mostrate nel corso di questa intervista.
LEGGI ANCHE: Calciomercato Sampdoria, non solo Brunori: c’è una sorpresa tra i nomi seguiti da Mancini per l’attacco
En vivo


En vivo







































