Calcio e Finanza
·9 ottobre 2025
Caso Osimhen, niente processo sportivo: per Chiné non ci sono fatti nuovi

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·9 ottobre 2025
Le nuove carte del caso Osimhen porteranno a un nuovo processo sportivo per il Napoli? La risposta è secca: no. Ma avrebbero potuto farlo ad aprile. Quando – come riporta il quotidiano La Repubblica – il procuratore della Federcalcio Giuseppe Chinè ha ricevuto dalla procura di Roma le carte dell’indagine.
Chinè ha ritenuto che in quegli scambi di mail e in quelle conversazioni tra dirigenti non ci fossero elementi per chiedere ai tribunali sportivi la revocazione, ossia la riapertura del processo che si era concluso nel 2022, quando per l’affare Osimhen il Napoli incassò una doppia assoluzione.
Leggendo le carte, non ha riscontrato «fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia», come prevede il codice per chiedere la revocazione. Che ha un solo precedente: il caso plusvalenze della Juventus, poi penalizzata di 10 punti in campionato durante la stagione 2022/23.
Lì le intercettazioni raccontavano «un sistema preordinato» per l’alterazione di operazioni di mercato, che veniva sostenuto da frasi incriminanti intercettate ai dirigenti e scritte sui loro diari. Qui invece, Chinè non ha trovato intercettazioni. C’erano però le mail in cui il Lille si diceva disponibile a inserire nell’affare Karnezis a 20 milioni dichiarando che «è di estrema importanza che non ci sia nessuna comunicazione sull’affare» perché «ci farebbe sembrare tutti cattivi».
E c’era l’arbitraria variazione delle valutazioni dei calciatori, per cui Karnezis vale una volta 20, una volta 10 e alla fine 5 milioni. Ma per Chinè da quei passaggi non emergeva un «disegno preordinato di alterazione di operazioni», come invece ha valutato nel caso della Juventus.
Nella giornata di ieir, i legali del club partenopeo hanno spiegato di ritenere quelle parole dei dirigenti «frasi estrapolate da un contesto dialettico ben più ampio, che se considerato nella sua interezza consente di coglierne il reale significato». Così «ciò che emerge non è affatto un disegno illecito ma la normale dinamica di una trattativa legata alla compravendita di calciatori, fisiologica nel settore e priva di profili penali».