Calcio e Finanza
·20 settembre 2025
Diritti tv Champions, la UEFA punta ai big dello streaming: pacchetto unico per cinque Paesi, Italia compresa

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·20 settembre 2025
La Champions League 2025/26 è appena iniziata e la UEFA guarda già al prossimo ciclo, in maniera particolare ai diritti televisivi da assegnare per il triennio 2027-2030.
Come riporta l’edizione odierna di ItaliaOggi, un primo cambio nel solito paradigma usato dal massimo organo del calcio europeo presieduto da Aleksander Ceferin lo si vedrà fin da subito, visto che la UEFA ha deciso di affidare la commercializzazione del suo prodotto di punta, per quanto riguarda i club, all’agenzia Relevent Sports, leader nel settore e che ha ottenuto dalla FIFA la possibilità di organizzare alcune partite dei campionati nazionali all’estero.
Relevent è subentrata nella vendita dei diritti tv della Champions a Team marketing, agenzia che per molti anni aveva lavorato in esclusiva per la UEFA. Relevent Sports, fondata e tuttora guidata dal proprietario della squadra di football americano dei Miami Dolphins, Stephen M. Ross, ha già un piano di azione ben definito per quanto riguarda il prossimo ciclo della Champions League: rivolgersi ai big dello streaming.
Nelle ultime aste della Champions League si è notato che sui singoli mercati europei non c’è molta concorrenza: in Italia la Champions League è una prerogativa di Sky, che ha pagato 220 milioni all’anno per il triennio 2024-2027, con l’unica eccezione per la migliore partita del mercoledì (con un’italiana protagonista) ad Amazon Prime Video per 80 milioni a stagione. Lo stesso discorso si può fare per la Francia. Qui è Canal+ che detiene l’esclusiva 2024-2027 pagando 480 milioni di euro a stagione, aumentando l’offerta del 25% rispetto al triennio precedente.
La UEFA, al momento, incassa un po’ meno di 5 miliardi di euro all’anno per i diritti della Champions League. Ma punta ad aumentare gli introiti, tenuto conto pure della nuova formula con più partite. E i manager di Relevent, come ipotizza il quotidiano sportivo francese L’Equipe, stanno pensando a un paio di novità. La prima sarebbe quella di creare un pacchetto unico per i cinque mercati europei più importanti: Regno Unito, Spagna, Germania, Italia e Francia.
Se un singolo operatore fa una singola offerta il cui valore è superiore alla somma delle singole offerte fatte dai broadcaster locali su ogni mercato, si aggiudica l’esclusiva della Champions sui cinque mercati. Chiaro lo scopo: attirare le piattaforme come Prime Video, Apple tv, YouTube, Netflix o DAZN, assicurare una grande esclusiva a livello continentale e facilitare quindi l’espansione del loro business in Europa.
Una seconda idea è invece quella di scegliere una singola partita, molto importante, e di vendere quei diritti a un singolo operatore per i cinque principali mercati europei. Ovviamente queste nuove politiche, in attesa di conoscere se verranno messe in pratica, si basano sugli ultimi dati che vedono la costante crescita delle piattaforme streaming, che hanno visto aumentare i propri ricavi grazie alla pubblicità che conta anche gli abbonamenti che prevedono spot commerciali, che rimangono molto superiori come numero rispetto a quelli permium che permettono agli utenti di godersi i contenuti senza.
Un esempio è rappresentato da YouTube che nel 2024 negli USA, secondo un report firmato Nielsen, ha raggiunto il 12,8% di share sui device tv con una raccolta pubblicitaria pari a 36 miliardi di dollari, ovvero già più di tutti i quattro principali network tv statunitensi messi insieme (Abc, Nbc, Cbs e Fox). E grazie a queste risorse, ora YouTube sta provando ad acquisire i diritti di tanti grandi sport americani per cavalcare il momento ed espandere il suo dominio audiovisivo anche con contenuti più larghi, tipici della tv generalista.
In Europa il prodotto sportivo con più appeal è proprio la Champions League. E la UEFA, con l’aiuto di Relevent Sports, ha intenzione di sfruttare questo momento storico e aumentare i propri ricavi, con conseguente aumento dei premi per il club ce parteciperanno alla competizione. Ora, i legali delle due organizzazioni sono al lavoro per avere la certezza di non violare il diritto europeo sulla concorrenza, soprattutto per quanto riguarda la possibile assegnazione degli interi diritti televisivi in cinque Paesi a una sola piattaforma streaming.
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