Favre racconta Akanji: «Mi stupirono due sue qualità, con lui l’Inter ha una doppia arma tattica» | OneFootball

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·7 settembre 2025

Favre racconta Akanji: «Mi stupirono due sue qualità, con lui l’Inter ha una doppia arma tattica»

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Favre racconta Akanji: «Mi stupirono due sue qualità, con lui l’Inter ha una doppia arma tattica». Parla l’ex allenatore del Borussia Dortmund

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Lucien Favre, ex allenatore del Borussia Dortmund, ha parlato così di Manuel Akanji. L’ultimo rinforzo per la difesa dell’Inter era stato allenato da lui proprio nella sua esperienza in Germania.

IL MIO PRIMO RICORDO DI AKANJI? – «Il suo essere stakanovista. Arrivai a Dortmund nell’estate del 2018. Akanji era sbarcato l’anno prima da Basilea, lo conoscevo già. Siamo entrambi svizzeri. Il direttore sportivo mi disse che aveva puntato su di lui per la sua visione di gioco. All’inizio, questa frase mi colpì».


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COME MAI? – «Quando si parla di un centrale, di solito i primi aspetti di cui si parla sono la marcatura, il senso dell’anticipo, le attitudini difensive. Di Manuel mi fu sottolineata subito la sua capacità di leggere situazioni offensive. Mi stupirono la sua padronanza tecnica e le sue letture».

CON GUARDIOLA GIOCAVA ANCHE A CENTROCAMPO – «Anche con me si spingeva molto in avanti. Lo facevo giocare sia come centrale di una linea a quattro, sia come braccetto di una difesa a tre. In alcune occasioni gli ho dato anche la fascia di capitano. È sempre stato un leader».

AKANJI O PAVARD? – «Se devo sceglierne uno prendo Manuel. Con lui in campo l’Inter ha due armi tattiche».

I BRACCETTI? – «Sì. Ed è cosi che Chivu potrà fare la differenza: Bastoni e Akanji hanno piedi da centrocampisti. Manuel è un computer, poi: palla al piede sa sempre cosa fare e come servire le punte. La sua specialità è rompere la linea avversaria e creare superiorità».

CENTRALE DI DESTRA O CENTRALE PURO: DOVE RENDE MEGLIO? – «Più che il modulo, conta l’interpretazione: partendo da destra avrà più possibilità di spingersi in avanti».

UN ANEDDOTO SU DI LUI – «Dopo gli allenamenti restava sempre mezz’ora in più per provare un fondamentale: una volta i passaggi, un’altra i colpi di testa, un’altra ancora i tiri in porta o gli anticipi. Un giorno gli chiesi dove e a cosa puntasse, lui rispose col sorriso. ‘Mister, io voglio arrivare sempre più in alto».

ALLA FINE CI È RIUSCITO – «Se il City ha vinto la Champions, il merito è anche suo. È Akanji che avvia l’azione del gol di Rodri. Si sgancia, sale, vede il movimento di Bernardo Silva e lo serve nello spazio. Questo si rifa a ciò che le ho detto prima: è uno dei pochi centrali in grado di costruire il gol. Non parlo di assist, quanto di preparazione. A Dortmund, il primo anno, giocavamo a quattro: avevo Hakimi a destra e Guerreiro a sinistra. Due frecce. Quando loro si alzavano, Manuel diventava il regista».

AKANJI UN COLPO DA SCUDETTO PER L’INTER? – «Assolutamente si. Con lui l’Inter ha blindato la difesa».

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