Guillermo Coppola: «Messi è il migliore, ma Maradona è stato unico, più famoso del Papa. Ecco quali sono stati i momenti più felici e quelli più tristi». | OneFootball

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·30 settembre 2025

Guillermo Coppola: «Messi è il migliore, ma Maradona è stato unico, più famoso del Papa. Ecco quali sono stati i momenti più felici e quelli più tristi».

Immagine dell'articolo:Guillermo Coppola: «Messi è il migliore, ma Maradona è stato unico, più famoso del Papa. Ecco quali sono stati i momenti più felici e quelli più tristi».

Coppola e il ricordo nei confronti di Diego Armando Maradona: nel mezzo anche il solito paragone tra lui e Messi

É stato il procuratore di Diego Maradona (ex stella del Napoli) ai bei tempi, l’agente che lo ha accompagnato in carriera. Guillermo Coppola oggi racconta il Pibe de Oro e la sua vita in un’appassionata intervista a La Gazzetta dello Sport.

CHI È DAVVERO GUILLERMO COPPOLA


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«Sono El Representante, come il titolo della serie tv. L’uomo che nel mio Paese ha fatto di questa attività un mestiere. Oggi ci sono centinaia, migliaia di procuratori che davanti a me si levano il cappello: “chapeau”. Per il resto, sono un uomo imperfetto, amante del bello. Ho avuto luci e ombre come tanti, e un privilegio unico: ho passato parte della vita accanto al più grande».

MARADONA – «Era il genio. L’estasi e il tormento. Il Dio del calcio, ma anche dello spettacolo. Bisogna tornare a Napoli, la città più bella del mondo, perché è lei che spiega Maradona. Un popolo intero si inchinò perché Diego trascendeva il pallone. In un’epoca fu Di Stefano il più grande, in un’altra Pelé, oggi è ancora Messi, ma Diego è stato unico e diverso in tutto. Una volta Giovanni Paolo II gli disse: “Tu sei più famoso di me…”».

L’AMORE QUASI FISICO CON DIEGO:

«Dal 1985 al 1990 il nostro è stato un rapporto puramente professionale, fatto di tanti successi. Poi ci siamo separati bruscamente e ritrovati dopo il Mondiale del ’94. Da lì è stato tutto diverso: è nata una relazione sentimentale, un bisogno di stare insieme. Un amore quasi fisico. Ci baciavamo, ci abbracciavamo, dividevamo tutto, lo spazio e l’aria. È mancato solo il sesso tra di noi, è vero, ma se fosse successo lo ammetterei senza problemi…».

UNA NUOVA SEPERAZIONE

«Per ritrovarci un’altra volta. Diego stesso ha detto: “Coppola era il resto del mio cuore, mio padre, mio fratello, il mio amico”. La sua frase più bella è stata “sei la palla della mia vita” perché il mondo sa quanto amasse la palla. Eppure, c’è stato un tempo in cui ero diventato il principale nemico, diceva che avevo rubato i soldi delle figlie. E cosa feci di fronte a quelle accuse? Mi autodenunciai, non mancava nulla, neanche un dollaro».

IL CARCERE INGIUSTO«Fui incarcerato ingiustamente da un giudice e da poliziotti che poi finirono a loro volta in carcere. Sono finito dentro senza motivo, con accuse di traffico di droga infondate. In quel momento Diego e la sua famiglia sono stati il mio bastione, non mi lasciarono mai solo».

IL RAPPORTO CON LA FAMIGLIA MARADONA«La risposta l’hanno data loro nel giorno più triste: sono stato io a portare la prima maniglia del feretro di Diego, un gesto che per me vale tutto. Oggi con l’ex moglie Claudia e le figlie c’è rispetto, anche senza vederci spesso: sanno che ci sarò sempre».

I MOMENTI FELICI«Quando aveva vicino il suo giocattolo rotondo, che fosse nel fango o nella finale Mundial. Diego è stato felice, anche se inquieto: lo era quando ha sposato Claudia, quando nascevano le figlie, quando scopriva Napoli. E quando, a 5 mesi da Messico ’86, mi disse: “Guillote, vinceremo e sarò il migliore”».

QUELLO PIU’ TRISTE«A inizio 2000 a Punta del Este, quando rischiò di morire dopo giorni di eccessi di ogni tipo. Aveva una dipendenza, ma anche la forza per combatterla e rinascere sempre».COSA VORREBBE CAMBIARE«Le decisioni non si cambiano. Piuttosto, ho un rimpianto perché Diego non ha mantenuto la promessa più importante. Mi aveva garantito che sarebbe stato lui a portare il mio feretro, e invece è successo il contrario. Se potessi, in questa storia cambierei solo il finale. Avrei voluto che fosse stato lui a sopravvivere a me per godersi figli e nipoti».IL MIGLIOR DIEGO«Tutti potrebbero pensare a quello dell’86 che lo rese eterno, e invece dico quello della stagione successiva, che vinse il primo scudetto al Napoli. E poi il Diego selvaggio e senza pensieri degli inizi, quello dell’Argentinos Juniors dove nacque il mito».NAPOLI«Napoli fu semplicemente il destino. Il suo destino. Lì doveva stare, non altrove. Napoli lo rese grande e amato in modo estremo. Pensate che una volta festeggiammo un compleanno in nave, in segreto, e quando guardammo fuori eravamo circondati da barche ovunque. Anche lui ricambiò questa follia d’amore, resterà per sempre un napoletano».NAPOLI E ARGENTINA VINCONO DOPO LA SUA MORTE«Non lo è, vincono per lui, lo omaggiano così. Anzi, è il calcio stesso che gli rende onore».LA MORTE DI MARADONA«Non ho elementi per rispondere, non ero lì vicino a lui e non posso accusare nessuno. Sarà la giustizia a dire se si poteva fare di più per salvarlo. So solo che è morto nella maniera più triste e solitaria».COSA GLI DIREBBE«Gli direi grazie. Grazie per essere passato da qua. E gli direi che lo amo, come sempre e forse di più».

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