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·16 ottobre 2025

Idrissi: «Vi racconto la mia storia e quella della mia famiglia. La partita con il Bologna sarà complicata»

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Riyad Idrissi, laterale classe 2005 del Cagliari di Fabio Pisacane, è l’ospite del giorno di una trasmissione radiofonica. Le sue parole

Riyad Idrissi è un vero e proprio patrimonio per la società sarda, un autentico prodotto del settore giovanile del club isolano. Sardo di Sadali – con delle origini marocchine – il laterale classe 2005 del Cagliari in questa stagione vuole dimostrare di poter stare tra i grandi, il tutto dopo la buona annata in Serie B con il Modena. Il giocatore di Fabio Pisacane è l’ospite del giorno della trasmissione radiofonica “Il Cagliari in diretta” in onda sulle frequenze di Radiolina. Le sue parole:

LE PAROLE DI IDRISSI


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L’ESORDIO CON IL CAGLIARI E L’ITALIA U 21- «L’emozione è stata grandissima, non saprei spiegarlo a parole, è una cosa da provare. Fare l’esordio con la maglia della squadra che ho sempre tifato è stato bellissimo. Quando sono entrato quelle emozioni si sono fatte da parte. Avevo fatto presenze con U 19 e 20, ora con la U21, tutte grandi emozioni: la Nazionale maggiore è il sogno di chiunque. Ringrazio Baldini per aver creduto in me, spero siano contenti di me sia dentro che fuori dal campo».

ALLENAMENTO CON LA BENDA – «All’inizio non conoscevamo i suoi metodi, ci ha spegato che allenandoci bendati riesci a sentire meno possibile la stanchezza. Da bendato devi pensare a stare in equilibrio, non alla stanchezza: è stato via via più semplice dalla terza volta in poi».

LA MIA STORIA – «La svolta quando? I viaggi da Sadali ad Assemini sono stati tanti! Il momento in cui ho pensato di potercela fare è stato a 14 anni, ero già al Cagliari, ma non giocavo sempre. Dopo mi hanno confermato con l’U 15, ci siamo dovuti fermare per il COVID e poi ho iniziato con i più grandi – con la Primavera – e mister Testoni mi ha dato buoni riscontri. Fin da piccolo ho sempre sognato di arrivare in alto, non sono mai stato uno che si pone limiti. Sono salito in anticipo in Primavera ed ho subito un brutto infortunio, dopo Pisacane mi ha fatto esplodere al massimo delle mie possibilità. Qualche compagno e amico mi chiedeva se fossi sicuro di poter arrivare ed ho sempre risposto in modo affermativo. E’ difficile, ma ho sempre voluto provarci».

MODENA E SERIE B – «L’anno è stato molto importante in una piazza importante come quella di Modena, hanno una società forte e seria dietro. Non ho mai pensato di non poter tornare a Cagliari, anche perché le così lì andavano discretamente. Ho sempre pensato al fatto che sarei tornato in Sardegna, sapevo di avere la fiducia della società dietro di me».

RIYAD E SADALI – «Il mio nome significa “il paradiso”, l’ha scelto mia madre. Sadali? Quando vieni da un pese così piccolo, ogni succeso di un tuo compaesano lo senti come tuo. Ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene. Il mio esordio in Serie A è stato bello per tutti in paese, ho ricevuto tanto affetto. Un’altra grande famiglia ce l’ho Isili, dove ho giocato da piccolo, sono rimasto in contatto con tanti ex compagni. La prima cosa che farò quando tornerò sarà salutare la mia famiglia ed i miei amici, non sono ancora tornato dal momento dell’esordio. In campo al paese hanno appeso dei cartelloni con il mio nome, li ringrazio».

CRESCITA E FAMIGLIA – «Quando parlo di loro mi commuovo, hano fatto tanto per me tutti quanti. L’affetto che provo non si può descrivere, sono stati importanti dato che ho avuto dei momenti bui e loro mi sono rimasti accanto. Mio padre si è fatto in 4 per non farmi mai saltare un allenamento, piuttosto saltava lui il lavoro. Loro c’erano quando mi sono rotto il crociato o quando ho avuto delle difficoltà. Sono sempre scesi a trovarmi ed ogni volta che sono tornato a casa mia madre mi ha coccolato con cibo tipico sia sardo sia marocchino. Quando li vedo li abbraccio tanto, crescendo capisco i sacrifici che hanno fatto per me! Mio padre mi ha sempre tenuto con i piedi per terra, anche dandomi il giusto affetto oltre che facendomi sentire umile».

STUDIO E ANCORA LA FAMIGLIA – «Mi sono diplomato come odontotecnico due anni fa, al Meucci, è un bel diploma. La mia famiglia è stata contenta per me, mi hanno sempre detto che la scuola ti insegna a stare al mondo e mi hanno sempre insegnato quanto fosse importante. Mi hanno anche insegnato ad essere un esempio. Ho un fratello in U16 ed un sorellina in U 13. La passione me l’ha trasmessa mio padre, che ha giocato a calcio in Marocco come difensore, poi l’ho trasmessa io ai miei fratelli. Ho sempre pensato a questo sport anche se ho fatto anche Karate, nuoto ed altri. Vengono sempre tutti allo stadio, mio fratello cerca sempre di venire a fare il raccattapalle. Era dietro di me il girono che ho fatto l’esordio e mi hanno detto che si è emozionato».

RAPPORTO CON IL MAROCCO – «C’è tutta la mia famiglia là, mio nonno e i miei cugini: è una terra bellissima dove non torno da un po’ di anni. Ci voglio tornare prima possibile perché non ci vado da un po’, è vicino a Rabat. Ricordo? Mi hanno raccontato che da piccolo ho tirato un calcio ad un arancia che mi aveva lanciato mio zio, è una cosa che io non ricordo».

IMPORTANZA DELLE EMOZIONI – «Io vivo di emoziono, negative o positiive, sono circondato da persone positive che mi contagiano con il loro modo di essere. Io faccio tutte le cose con le emozioni, che sia andare al campo o vedere i miei genitori, fargli un regalo e vederli felici. Cerco sempre di trasmettere positività».

SPOGLIATOIO PRIMA SQUADRA – «Il primo giorno è stato bellissimo! Ho iniziato a condividere lo spogliatoio con uomini a cui facevo da raccattapalle, come Deiola e Pavoletti. Poi ti passano nella testa le emozioni di quando loro facevano gol ed io ero allo stadio. I miei idoli sono sempre stati i miei genitori, da piccolo Messi e Neymar; mi ispiro a Bruno Mendes e Hakimi, mi piace anche Dimarco».

CAGLIARI-BOLOGNA – «Partita difficile come le altre che ci aspettano, il Bologna è una squadra di livello, ma noi siamo il Cagliari. Ci aiuterà la spinta dei nostri tifosi, vogliamo dare il 110% dal punto di vista dell’atteggiamento, vogliamo regalare una gioia ai nostri tifosi».

PALESTRA – «Ci conoscevamo dalle giovanili, l’anno scorso poi l’ho conosciuto meglio in Nazionale. Abbiamo un bel rapporto in campo e fuori, cerchiamo di vederci fuori. Io e Pintus, con lui, cerchiamo di passare bene il tempo assieme con una cena o un aperitivo».

SOGNO – «Il mio sogno è quello di non far più lavorare i miei genitori, oltre questo arrivare ai massimi livelli di questo sport. Voglio dare il massimo sempre e regalare delle emozioni alle persone».

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