Calcio e Finanza
·13 dicembre 2025
Non solo il commissario: l’Italia ora avrebbe otto stadi potenzialmente idonei per EURO 2032. Ma serve accelerare

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·13 dicembre 2025

La notizia, svelata da Calcio e Finanza lunedì 8 dicembre, che il governo è ormai pronto a rendere ufficiale la nomina di Massimo Sessa quale Commissario straordinario per gli stadi non è l’unica novità positiva di questi giorni per il calcio italiano: infatti, nel percorso di avvicinamento a EURO 2032 (manifestazione che il nostro Paese dovrebbe organizzare insieme alla Turchia a patto di presentare almeno cinque stadi idonei secondo le norme previste dalla UEFA) ce ne è un’altra, probabilmente anche più importante: l’Italia pare ormai avere otto impianti disponibili (tra quelli esistenti, quelli in fase di costruzione e quelli con iter certo) in grado di soddisfare i requisiti per ospitare le partite degli Europei.
Toccherà poi alla FIGC scegliere le cinque sedi definitive da indicare alla UEFA. Le riunioni fra FIGC, Ministero dello Sport, club e comuni intanto si sono intensificate nelle ultime settimane, con approfondimenti e aggiornamenti anche sui progetti che saranno presentati, come quello per il nuovo San Siro e per lo stadio della Roma a Pietralata. In questo quadro la tempistica è abbastanza stretta e prevede che entro luglio 2026 debba essere fornita la documentazione da parte dei comuni alla Federcalcio, che poi entro settembre darà l’indicazione alla UEFA. E, nel cronoprogramma, è disposto inoltre che entro marzo 2027 venga dato il via anche ai lavori: si tratta di una scadenza relativa visto che l’inizio dei lavori è una scadenza non perentoria perché la data decisiva è quella di ottobre in cui il Comitato della UEFA potrà togliere definitivamente l’asterisco sull’Italia e confermare che le gare di EURO 2032 potranno essere giocate anche nel nostro Paese.
Però come si diceva su questo fronte, ora è aumentato l’ottimismo rispetto ai mesi scorsi e se le cose dovessero proseguire secondo i piani nella varie città, il nostro Paese non dovrebbe avere problemi a mantenere il diritto di organizzare la più grande kermesse continentale. Manifestazione per altro che è un grande affare per la nazione ospitante visto che porta con sé un impatto economico enorme. In occasione degli ultimi Europei in Germania, per esempio, il ritorno per il Paese tedesco fu di oltre 7,4 miliardi di euro. E in questo senso se il governo investirà oltre 3,5 miliardi di euro per i Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina ormai incombenti, è evidente che a maggior ragione non dovrebbe perdere l’occasione di puntare molto su una manifestazione come gli europei di calcio che il cui impatto economico è almeno due volte superiore.
Nello specifico gli otto impianti (alcuni già pronti, altri da costruire, però con piani progettuali che soddisfano gli esigenti requisiti normativi UEFA) sono i seguenti:
Una delle novità riguarda il nuovo Arechi a Salerno, dove nelle scorse settimane sono ufficialmente iniziati i lavori di ristrutturazione dell’impianto con la demolizione della Curva Nord: la capienza di 30mila spettatori, infatti, permetterebbe di rispettare i criteri.
Inoltre, non va dimenticato che anche a Verona e a Genova sono state avviate le procedure per i nuovi impianti, ma restano comunque dei nodi che sembrano riguardare soprattutto l’aspetto finanziario. Un discorso nel quale rientra anche Bologna. La società emiliana ha in mano il progetto definitivo per il rifacimento del Dall’Ara approvato dal Comune per un impianto di poco superiore ai 30mila, ma rimane aperta la partita economica dove il proprietario Saputo, visti anche i positivi risultati sul campo, sembra più orientato ad investimenti sportivi che a quelli sullo stadio.
In questo quadro però sono almeno due le tematiche che appare necessario approfondire:
Entrando nello specifico della questione napoletana, va detto che si tratta di una situazione particolarmente complessa, considerando il totale disallineamento tra Comune e club. In pratica solo un chiarimento tra le parti potrebbe portare a una potenziale svolta in chiave EURO 2032, che ad oggi tuttavia sembra pressoché impossibile. Questo perché il proprietario del Napoli Aurelio De Laurentiis e l’amministrazione guidata dal sindaco Gaetano Manfredi (eletto con una larga coalizione di centrosinistra, tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali) si trovano attualmente su posizioni diametralmente opposte per quanto riguarda il futuro dello stadio Maradona.
Da un lato, il Comune è intenzionato a portare avanti un progetto di restyling che si fonda su 12 punti, ma che considera la struttura attuale come solida e che parte quindi dall’impianto esistente per arrivare a un risultato finale che reinterpreti il Maradona in una chiave moderna e funzionale.
Di tutt’altro avviso invece è De Laurentiis, il quale sostiene che l’impianto cittadino vada ripensato da zero. «Non si può ristrutturare mantenendo tutto com’è. Bisogna sedersi con le Sovrintendenze e dire chiaramente che serve un progetto nuovo, funzionale e moderno. Bisogna chiamare i migliori: architetti giapponesi, americani, europei, chiunque possa contribuire a ridisegnare la città in modo spettacolare e utile. Napoli deve rinascere», ha spiegato nei giorni scorsi il presidentissimo azzurro.
Del resto, De Laurentiis, che ha sostenuto più volte di non essere interessato al futuro del Maradona, esplicitando la volontà di costruire un nuovo impianto in un’altra zona della città, pare abbia posto l’attenzione sull’area di Caramanico nella zona di Poggioreale, ma la strada appare decisamente in salita. Anche perché in quell’area ci sarebbero infrastrutture fognarie necessarie e vitali per la città, che necessariamente paiono in contrasto con eventuali scavi o opere edilizie di grande spessore quale è uno stadio.
E’ evidente che questo impasse tra il sindaco e il proprietario della squadra che necessariamente dovrà fare uso dell’impianto non giova alla causa di quella che è storicamente considerata la “capitale del Sud”. E il pericolo, visto da sotto il Vesuvio, è che a rappresentare il Mezzogiorno nella cartina di EURO 2032 potrebbero essere Palermo o Cagliari (se non su entrambe) e non la sua città più popolosa.
Silenzio profondo invece da Bari, stessa proprietà del Napoli e situazione difficile dal punto di vista sportivo e societario (De Laurentiis deve vendere entro il 2028). La flebile speranza di vedere gli Europei nel capoluogo pugliese è legata al nuovo presidente della regione: Antonio Decaro.
Per quanto concerne il secondo punto, ovvero quello sugli stadi in fase di forte avanzamento, non si può negare che al momento bisogna necessariamente armarsi di fiducia visto che, anche dando per buono il nuovo Franchi di Firenze (che secondo quanto spiegato dalla sindaca Sara Funaro sarà interamente fruibile dalla stagione 2029/30) e dell’Arechi (interamente già finanziato dalla Regione Campania per 150 milioni), gli altri quattro stadi su otto sono ancora tutti da edificare, anche se Roma e Cagliari sono decisamente più avanti di Milano (area privata comperata da Inter e Milan per 197 milioni) e di Palermo (ma il proprietario, il City Football Group di certo non ha problemi a reperire risorse finanziarie e competenze specifiche).
Pertanto, è evidente che molto dipenderà dai vari iter amministrativi per ogni singolo stadio e in questo quadro la nomina di Sessa da parte del governo è sicuramente motivo di pensare che una accelerazione su questo tema sia possibile.
In questo quadro ogni città presenta specificità e peculiarità. Torino, per esempio, ha il vantaggio di avere nello Juventus Stadium l’unico stadio già pronto e che risponde a tutti i requisiti chiesti dalla UEFA. Però, la limitata capienza dell’impianto (41.507 posti) impone che non potrà ospitare l’eventuale finale (sono necessari almeno 70mila posti). Un centinaio di chilometri più a est, a Milano, l’acquisto da parte di Inter e Milan dell’attuale Meazza ha sbloccato la situazione. Il progetto è stato comunque già visionato in chiave EURO 2032, ricevendo un iniziale via libera.
Firenze, come si diceva, è quello più avanti tra i lavori di riqualificazione. Nello stesso modo è messo bene lo stadio Olimpico di Roma, che dopo aver ospitato diverse gare degli Europei 2021, resta tra i favoriti per essere protagonista anche nel 2032 (non dimentichiamo che il luogo della finale dovrà essere scelto tra Italia e Turchia). Al momento servono lavori per circa 120 milioni per rispettare tutti i requisiti richiesti dalla UEFA: tuttavia, è dato per certo considerando che si tratta di una infrastruttura di proprietà di Sport e Salute quindi del MEF.
Per quanto concerne lo Stadio della Roma a Pietralata, va notato che il club giallorosso dovrebbe presentare entro fine anno il progetto definitivo per il nuovo impianto, che avrà una capienza di oltre 60mila spettatori: una novità rilevante anche nella corsa per gli Europei 2032 che potrebbe a questo punto avere due stadi nella stessa città come Istanbul.
Poi c’è la questione del Sud, considerando in esso entrambe le isole maggiori. A Cagliari dopo alcuni periodi di stallo politico, è arrivato il via libera definitivo al progetto da parte del Comune che ha concluso l’iter autorizzativo burocratico.
Invece Palermo può contare sulla volontà determinata della società rosanero presieduta da Dario Mirri e della sua controllante, il City Football Group, di investire pesantemente sul Barbera. Lo scorso 3 dicembre, infatti, è andato in scena un vertice al Ministero dello Sport tra il ministro Abodi, il commissario Sessa, il City Football Group rappresentato dal ceo Soriano, il presidente del Palermo Mirri e il sindaco di Palermo Lagalla e la FIGC: un incontro da cui è uscita una linea univoca, secondo cui la città di Palermo non può permettersi di perdere l’opportunità degli Europei. La volontà di investire c’è (dimostrata anche dalla scelta di Populous per disegnare il nuovo stadio), quella politica pure: il Sud Italia potrebbe così essere rappresentato da Palermo negli Europei 2032.









































