Inter News 24
·14 ottobre 2025
Pinamonti, il racconto completo del centravanti: «L’Inter mi ha portato in Serie A. Provo un’enorme riconoscenza…»

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·14 ottobre 2025
Andrea Pinamonti, attaccante del Sassuolo, a 26 anni sta vivendo un momento intenso e poliedrico: dalla gioia della nascita del piccolo Adam alle sfide della stagione con il club emiliano e gli obiettivi futuri con la Nazionale. Tra soddisfazioni, riflessioni sui compagni e i mentori della sua carriera, l’ex Inter racconta tutto senza filtri, offrendo un quadro completo della sua vita professionale e personale.
LA GIOIA DELLA PATERNITA‘ – «Bellissima, è stata la gioia più grande della mia vita. Non lo comprendi fin quando non la provi. Sono papà da poco più di due settimane, tutto gira intorno a lui, sento una grande responsabilità. All’inizio sei un po’ spaesato. Come un gol in finale di Champions? No, nulla è paragonabile a un’emozione del genere».
SE DA GRANDE VORRA’ FARE IL CALCIATORE – «Vorrei che facesse sport, qualsiasi disciplina, perché lo sport ti dà uno stile di vita salutare. E… no, non lo sogno calciatore. Se succede bene, altrimenti va bene lo stesso».
STAGIONE DEL SASSUOLO – «Ci sarà da battagliare tutto l’anno, questo è un campionato difficile. Chi viene dalla Serie B come il Sassuolo magari può trovare qualche difficoltà in più, ma sono anche convinto che questo gruppo è pronto e carico per affrontare questa sfida così impegnativa».
MERCATO DEL CLUB – «Certo, è stata allestita una bella squadra, fatta da ottimi giocatori. Bisogna però calarsi nella parte, comprendere che in alcuni momenti ci sarà da soffrire per ottenere l’obiettivo finale».
OBIETTIVO SALVEZZA – «Intanto puntiamo a quella. Poi, una volta raggiunta la salvezza, si può pensare, guardando la classifica, a che cosa eventualmente potremmo puntare. Ma nella testa mia e di tutto il gruppo c’è l’obiettivo di rimanere in Serie A».
CAMBIO DI PASSO – «Dovevamo trovare la chimica giusta. In squadra ci sono tanti giocatori nuovi, è normale che ci fosse bisogno di tempo per ingranare, comprendere le richieste dello staff tecnico e andare tutti dalla stessa parte. Ultimamente abbiamo cambiato ritmo e penso si sia visto».
VITTORIA DI VERONA COME SVOLTA – «Per me sì, perché su quel campo non avevo mai vinto. È stata la nostra prima vittoria in trasferta, con una diretta concorrente: sono punti pesanti».
FABIO GROSSO – «Ho fatto con lui anche il ritiro dell’anno scorso. Questa estate abbiamo parlato tanto, mi ha spiegato cosa vuole da me, sento la sua fiducia, stiamo lavorando bene. Il mister si confronta tanto con i giocatori, è un aspetto molto importante».
TRIDENTE – «Di certo porta tanti benefici, anche se per un attaccante centrale non è facile da interpretare. Se non si fa un bel lavoro di squadra c’è il rischio di isolarsi troppo. Parliamo spesso con l’allenatore di come fare per restare tutti connessi. Con Berardi e Laurienté ci conosciamo da anni, andiamo d’accordo anche fuori dal campo. Dobbiamo ancora limare qualche dettaglio per rendere al massimo».
MATIC – «Sì, è un grande valore aggiunto. Sia tecnico, che in spogliatoio. Una guida per i più giovani e dentro al gruppo si fa sentire».
IN ESTATE SEMBRAVA IN PARTENZA – «Sì, non ho mai detto di voler andare via. Le voci di mercato non sono le mie. Ho lavorato dall’inizio per farmi trovare pronto».
COSA DEVE FARE PER ANDARE IN NAZIONALE – «Non saprei. Se mi guardo indietro sono soddisfatto, non era scontato arrivare a certe cifre a 26 anni. Ma so che devo crescere ancora. Devo fare di più per arrivare a togliermi qualche sfizio e qualche sassolino».
GLI ITALIANI SONO SOTTOVALUTATI – «Non saprei. All’estero lanciano i giovani con costanza senza il clamore mediatico e le esagerazioni che ci sono da noi. Io l’ho provato sulla mia pelle. Ho esordito giovanissimo all’Inter e dopo quindici minuti sembrava dovessi già fare cinquanta gol. Bisogna dare ai giovani il tempo di sbagliare e di crescere. Certe estremizzazioni, specie da quando esistono i social, sono davvero insopportabili».
ICARDI – «Ha fatto tanto per me. Dentro e soprattutto fuori dal campo. A 18 anni avevo lasciato la foresteria e stavo cercando casa. Mauro mi ha ospitato e mi portava agli allenamenti perché non avevo ancora la patente. Un ragazzo di cuore, di una generosità incredibile».
LUKAKU – «Insieme nell’anno dello scudetto. Altro ragazzo d’oro. Si fermava dopo gli allenamenti per darmi consigli. Io lo riempivo di domande, mi ha fatto crescere tanto».
CONTE – «Fare un anno con lui è stato fondamentale per il mio percorso».
SKRINIAR – «Sono andato al suo matrimonio in Slovacchia, ci sentiamo ancora. Che cosa mi ha insegnato? A prendere le botte…».
INTER CAPITOLO CHIUSO – «Non ha molto senso parlare del futuro. Mi hanno preso a quattordici anni e mi hanno portato in Serie A. Per l’Inter provo una enorme riconoscenza».
IL MONDIALE – «Non so come catalogarlo: se definirlo un obiettivo oppure un sogno. Un calciatore non può non pensare alla propria Nazionale. Quindi ci proverò fino alla fine».