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·16 ottobre 2025
Torricelli confessa: «Baggio per scherzare mi chiamava Geppetto. Del Piero era un gradino sopra tutti, al primo allenamento di Zidane rimanemmo a bocca aperta perché…»

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·16 ottobre 2025
Moreno Torricelli, l’uomo che da falegname si è laureato campione con la Juventus, ha parlato a La Gazzetta dello Sport. Una storia di tenacia, successi in campo e un dramma personale affrontato con coraggio, fino alla rinascita. Di seguito riportate le sue dichiarazioni.
L’ARRIVO ALLA JUVENTUS – «Avevo 22 anni e giocavo tra i dilettanti. La mattina lavoravo come falegname in mobilificio e la sera andavo ad allenarmi. Era il ‘92 e la Juve aveva molti giocatori impegnati con la Nazionale per un tour promozionale del Mondiale americano, così per fare delle amichevoli chiamarono me e altri ragazzi. Per me era già un sogno essere lì. Piacevo a Trapattoni, che scelse prima di portarmi in tournée in Giappone con loro e poi di farmi esordire in campionato. “Se non mi prendono Vierchowod, io punto sul ragazzino”, diceva. Gli devo tutto. Ha avuto il coraggio di mettere uno sconosciuto titolare in Serie A».
L’ACCOGLIENZA NELLO SPOGLIATOIO DEI CAMPIONI – «Bene, avevano letto anche loro la storia sui giornali. Pensi che Baggio, per scherzare, mi chiamava “Geppetto”. E vengo soprannominato così ancora oggi. Per Trapattoni, brianzolo come me, ero “legname”. Ovvero falegname. All’inizio sì, ero un po’ timido. Non era il mio mondo, dovevo abituarmi. Pensi che in tre mesi sono passato da uno stipendio di 2-3 milioni di lire a uno di ottanta. Per esempio, subivo un po’ la personalità di Vialli, eravamo arrivati insieme: lui da campione d’Italia con la Samp, io da sconosciuto. Poi, con il tempo, siamo diventati amici. Ricordo che non gli piaceva guidare, quindi lo passavo a prendere tutte le mattine per portarlo al campo. È stato un fratello e un grande capitano».
ZIDANE – «Zizou arrivò più avanti, accompagnato da un po’ di scetticismo da parte di televisioni e giornali. Avevamo ceduto Vialli e Ravanelli e venivamo dalla vittoria della Champions. Io Zidane non lo conoscevo, ma al primo allenamento rimanemmo tutti a bocca aperta. Veronica, due dribbling e via. Apriti cielo. Ci guardammo come a dire: “da che pianeta arriva questo?”».
DEL PIERO É SUPERIORE – «Certo, per me è un gradino sopra gli altri… e non perché sono di parte. Io e Alex passavamo tanto tempo insieme, visto che eravamo tra i più giovani del gruppo. Lui, però, era già un campione. La Juve lo aveva pagato tanto, ne parlavano tutti come il futuro del calcio italiano. Abbiamo subito legato, frequentava molto casa mia. Mia moglie, che faceva la parrucchiera, gli tagliava anche i capelli. Tante volte si fermava a cena da noi, quante risate ci siamo fatti».
IL DRAMMA DELLA MOGLIE BARBARA – «Una leucemia terribile. La cosa più brutta fu doverlo spiegare ai miei figli. Avevano 15, 11 e 10 anni. I medici mi informarono che la situazione era grave fin da subito, ma io inizialmente scelsi di non dire nulla in famiglia. Non volevo che perdessero la speranza».
IL DOLORE – «Mi sono tenuto tante cose dentro, ho finto in molte occasioni e sopportato in altre. Piangevo da solo, a casa e in ospedale avevano bisogno di vedermi forte. È stato un calvario lungo 10 mesi. Solo negli ultimi giorni sono crollato e ho detto a mia moglie quale fosse realmente la sua condizione».
LA VITA – «Le disgrazie capitano a tutti, non solo a me. Dipende come le affronti e come reagisci. Io nel calcio ho vissuto una favola, vincendo tanto con la Juve. Fuori ho avuto Barbara, con cui ho passato 20 anni bellissimi e con cui ho fatto 3 figli meravigliosi. Non ho rimpianti, né rimorsi».
L’ABBANDONO DEL CALCIO PER I FIGLI – «Sì, avevo una proposta importante dal Crotone in Serie B, ma come avrei potuto accettare? Per i miei figli già perdere la mamma è stata una mazzata, figuriamoci cambiare casa, città e perdere tutti gli amici. Ora tornerei volentieri in panchina, magari partendo dai ragazzi».
COSA FA OGGI – «Sono tornato a fare quello che facevo da ragazzino: il falegname. Aiuto un artigiano della zona qui in Valle D’Aosta e mi diverto a costruire l’alpeggio della mia nuova compagna, Lucia. Lei è stata importante nella mia rinascita, mi ha dato una luce nuova, entrando in punta di piedi nella mia vita. Anche con Arianna, Alessio e Aurora è stata molto delicata. Per loro la mamma è e resterà sempre una».