Juventusnews24
·09 de outubro de 2025
Platini a tutto tondo sulla Juve: «Yildiz? Nessuno mette un numero 10 sulle fasce. L’addio, l’Avvocato Agnelli, Inter, Del Piero e sul possibile ritorno in bianconero vi dico che…»

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·09 de outubro de 2025
Una lezione di calcio, una riflessione profonda sul ruolo più affascinante di questo sport: il numero 10. Dal palco del Festival dello Sport di Trento, la leggenda della Juventus, Michel Platini, ha parlato della prestigiosa maglia che fu sua, tracciando un solco tra il passato e il presente e lanciando una stoccata, neanche troppo velata, sull’utilizzo del suo erede in bianconero, Kenan Yildiz.
“Le Roi” ha ripercorso la linea di successione della “sua” maglia, incoronando Alessandro Del Piero come un degno erede (“un grande giocatore, un’immagine della Juventus”) e declassando Paul Pogba a semplice centrocampista, pur con “una bella tecnica”. Ma è quando si parla del presente che la sua analisi si fa più critica.
PAROLE – «Del Piero? Sì, lui è stato un grande giocatore, una immagine della Juventus. Pogba ha avuto la 10? Una bella tecnica, ma è un centrocampista, non un 10. Yildiz? Nessuno mette il numero 10 al centro, ma sulle fasce. Dovete chiedere agli allenatori il perché, non a me».
RITORNO ALLA JUVE – «Vi voglio bene, ma è più complicato. Se devo fare qualcosa, lo devo fare per il bene del calcio in generale, non per un club o una istituzione. Ho già dato, ho già idee per il calcio in generale».
ADDIO ALLA JUVE – «È stata una vita un po’ bizzarra, speciale. Quando ho chiuso con la Juve, ho detto ad Agnelli ‘Sono stanco, non ne posso più’ e non ho firmato un nuovo contratto. Alle Juve sono costato poco perché ero svincolato. Ha dato più la Juve a me che io alla Juve. Sono stufo dei giocatori che dicono vogliono entrare nella storia. Tu vai e giochi per una società, per i tifosi».
ACCUSE – «Dieci giorni fa la giustizia Svizzera mi ha detto che era tutto finito. Sono passati 10 anni. Non è una faccenda interessante di cui parlare, ma quando la gente decide di distruggere qualcuno, i giornali, i procuratori, è complicato vivere. In 10 anni ho corso il rischio che mi togliessero tutto ciò che riguarda la mia passione e lavoro, ma ho saputo difendermi e contrattaccare in contropiede (ride, n.d.r.). La Fifa mi ha pagato e poi mi ha sospeso per avermi pagato».
MAGLIA PIÙ BELLA INDOSSATA – «La più bella è quella della Juventus. Poi li ti diverti, in un Paese come l’ltalia…».
SULL’AVVOCATO AGNELLI – «Non lo conoscevo prima che mi volesse. Ero libero in Francia, avevo contatti in Inghilterra e Germania, mi ha voluto la Juventus e ho firmato. Boniperti mi disse: Vuoi parlare con l’avvocato?’. lo non capivo: ‘Ma a quale avvocato si riferisce?’. E lui: “L’Avvocato!’. E poi: ‘Dobbiamo vincere la Coppa dei Campioni”. E io: ‘Ok, ci penso io».
ADDIO AL CALCIO – «Avevo vissuto un anno difficile per un problema al piede, ho preso pastiglie per un anno per camminare normalmente. Poi dopo l’Heysel è stato un momentaccio complicato. Ho fatto gol io, è stato triste. Ero usurato. Poi ho visto che cominciavo a segnare meno gol e così non mi piaceva. Potevo magari giocare diversamente, alla Pirlo, ma non mi piaceva».
INTER – «Dovevo andare all’Inter?È vero che avevo firmato con l’Inter 2 anni prima, ma gli stranieri non potevano venire e sono andato al Saint-Étienne e ho giocato lì. Qualche anno dopo ho chiamato l’Inter e ho detto che mi voleva la Juve, ma mi hanno detto che avevano già due stranieri».
Alla domanda su Kenan Yildiz, Platini ha allargato il discorso a una tendenza generale del calcio moderno che, evidentemente, non apprezza. “Nessuno mette il numero 10 al centro, ma sulle fasce”, ha affermato.
Una critica diretta al modo in cui i fantasisti vengono impiegati oggi, spesso decentrati per fare spazio a centrocampi più muscolari. Il riferimento a Yildiz, che con Tudor agisce da trequartista ma con grande libertà di svariare sull’esterno, è chiarissimo.
La sua chiosa finale è una frecciata elegante ma affilata. “Dovete chiedere agli allenatori il perché, non a me”. Un modo per scaricare sui tecnici moderni la “colpa” di non saper più valorizzare il ruolo del trequartista classico, il fulcro della manovra che agisce in posizione centrale.
Secondo la visione di Platini, il vero numero 10 deve stare nel cuore del gioco, per poterlo illuminare con la sua classe, non relegato sulla linea laterale. Non è una critica a Yildiz, di cui riconosce implicitamente il talento, ma al sistema di gioco che non ne esalterebbe a pieno le qualità.
Una lezione di calcio da parte di uno dei più grandi interpreti del ruolo. Un suggerimento indiretto a Igor Tudor e a tutta una generazione di allenatori. Per la Juventus, un consiglio prezioso su come far splendere al meglio il suo gioiello più luminoso.