Szczesny ripercorre la Juventus: «Quella volta che Chiellini mi urlò contro. Buffon mi disse questa cosa, ancora oggi mi vengono i brividi…» | OneFootball

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·28 novembre 2025

Szczesny ripercorre la Juventus: «Quella volta che Chiellini mi urlò contro. Buffon mi disse questa cosa, ancora oggi mi vengono i brividi…»

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Szczesny, ex portiere della Juventus ed ora al Barcellona, ha parlato così dei suoi ricordi in bianconero. Da Chiellini a Buffon, ecco le sue parole

Intervistato da GQ Polonia, Wojciech Szczesny ha ripercorso così i suoi anni alla Juventus. Di seguito riportate le sue parole.

CARRIERA «L’Arsenal è bel calcio, ma senza la pressione di vincere il campionato. La Roma mi ha fatto assaggiare il successo. Il Barcellona è puro piacere di giocare. La Juventus è lavoro quotidiano sotto pressione massima. Lì conta solo vincere. E io ho imparato a farne parte. Ho potuto sostituire Buffon. Non c’era sfida più grande per un portiere. Pensavo di giocare due o tre anni e poi avrebbero cercato un giovane. Invece ho continuato a rinnovare il contratto finché sono diventato il giocatore più anziano della Juve, con più presenze, più esperienza, quello da cui si partiva per costruire la squadra. Tornare nello spogliatoio e salutare tutti quei ragazzi è stato incredibilmente emozionante. Hanno preparato tutto alla perfezione, come sempre».


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BUFFON – «Sapete qual è il più bel complimento che abbia ricevuto in tutta la mia carriera? L’ha detto Gianluigi Buffon. Alla fine della mia permanenza alla Juventus, nel 2021, mi disse che, a suo avviso, ero stato il miglior compagno di squadra della sua carriera. Chiaramente non potevo essere il miglior portiere. Per quello avrebbero dovuto prendere Yashin… Ma il miglior compagno. Questo sì, questo potevo meritarlo. Mi sono sentito il re del mondo. Era un paragone con gente come Pirlo, Vieira, Pjanic, Nedved… Ancora oggi mi vengono i brividi quando lo dico».

CHIELLINI «Un giorno alla Juventus commisi un errore evidente e Chiellini mi urlò contro negli spogliatoi. Questa è la parte che la gente non capisce: tu vuoi bene ai tuoi compagni, ma in campo non gliene frega niente a nessuno. Se sbagli, ti distruggono. E grazie al cielo! Fu una prova d’amore, non di cattiveria».

BARCELLONA «Non è che non avessi passione per il calcio. Non mi appassionavano le opzioni che c’erano sul tavolo, nonostante le offerte dei top ten club. Non si trattava di aumentare il mio prezzo. Non volevo continuare a giocare solo per i soldi. Il mio intuito mi diceva di dire ‘no’. Tre giorni prima di annunciare il mio ritiro, ho persino parlato con Lewandowski e gli ho detto che non volevo più giocare per nessun club. A meno che non fosse il Barcellona. Quando mi hanno chiamato, probabilmente sospettavano di potermi convincere, così è stato».

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