PianetaBari
·15 ottobre 2025
Maiello a <i>PianetaBari</i>: “Ho dato tutto. L’ambiente ci ha fatto volare, poi perse certezze. Mignani, Di Bari, Longo e il Casarano…”

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·15 ottobre 2025
Fra i protagonisti degli ultimi anni in casa Bari c’è sicuramente Raffaele Maiello. L’ex centrocampista biancorosso, oggi in forza al Casarano, in Serie C, dove ha ritrovato Vito Di Bari, tecnico già conosciuto durante la sua breve esperienza alla guida dei galletti, si è raccontato in una lunga intervista concessa ai microfoni di PianetaBari.
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Quest’anno hai iniziato una nuova esperienza, in una squadra che si sta rivelando la vera sorpresa della C.«Nemmeno noi ci aspettavamo di partire così bene. Adesso non ci poniamo limiti, pur con il massimo rispetto per gli avversari. Vogliamo continuare su questa strada, perché stiamo meritando i punti sul campo e non dobbiamo accontentarci mai. Siamo una squadra con tanto entusiasmo e dobbiamo cavalcare quest’onda».
Oltre a Vito Di Bari, hai trovato anche una società solida.«La mia scelta di venire qui è stata legata alla presenza di Vito. Ci avevo già lavorato a Bari e conoscevo sia la persona che il suo modo di lavorare. Mi trovo molto bene, perché questa è una società solida: speriamo di continuare così. A trentaquattro anni cercavo una nuova esperienza in un ambiente stabile, cosa che in questa categoria non è sempre scontata. Qui c’è serietà e non ci fanno mancare nulla, per questo sono molto contento della mia decisione».
A proposito, che tecnico hai ritrovato?«Chiaramente a Bari abbiamo lavorato insieme per poco tempo, quindi non c’era modo di sviluppare pienamente le sue idee. In quella fase si è concentrato soprattutto sull’aspetto mentale, perché la situazione era difficile. Tuttavia l’ho seguito anche l’anno scorso, sapevo perfettamente l’allenatore che avrei trovato: sto vivendo il vero Vito Di Bari, un tecnico moderno e innovativo, che crede profondamente in ciò che fa».
Lui e Giampaolo furono gli artefici di una salvezza che a un certo punto sembrava insperata. Cosa fecero scattare nella testa del gruppo?«Lavorarono tanto sul fattore mentale, facendoci ritrovare autostima e convinzione nei nostri mezzi. Per un allenatore è fondamentale saper restituire entusiasmo. Anche dopo sconfitte pesanti ci spingevano a credere in noi stessi: prima di tutto dovevamo ritrovare la nostra identità. Non eravamo una squadra da quelle posizioni di classifica, ma avevamo perso certezze. Alla fine abbiamo raggiunto una salvezza importante».
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Parlare di quella stagione, di quella salvezza, è interessante perché aiuta anche a riflettere sui tanti paradossi di Bari. Sentendo e raccontando gli aneddoti di chi ha vissuto quei mesi, si sono dette tante cose: ma cosa subentrò a un certo punto? Paura, insicurezze, scorie?«Devo dirti la verità: la stagione non era iniziata male, poi verso la fine arrivarono una sconfitta dietro l’altra e la zona pericolosa si avvicinò. In questi contesti vengono a mancare le certezze, si entra in un meccanismo in cui si vede poca luce. I risultati cambiano tanto l’umore: l’autostima fa davvero la differenza».
D’altro canto, a Bari Maiello ha vissuto anche un’annata meravigliosa, culminata con la quasi promozione in Serie A…«Quella fu una stagione in cui andò tutto per il verso giusto. Facemmo un grande campionato per tanti motivi: eravamo una squadra umile e forte, e alla base di tutto c’era il rispetto per gli avversari. Tutti i giocatori avevano esperienza in Serie B a un certo livello, e poi c’era leggerezza mentale: quell’entusiasmo ci faceva osare, cercare la giocata, e questo spostava gli equilibri».
Gran parte del merito fu anche di Mignani.«Lui è davvero una persona straordinaria, oltre che un tecnico molto preparato. Si sta confermando un allenatore valido e di spessore. Anche in Serie C, quando arrivavano le sconfitte, restava sempre obiettivo: analizzavamo insieme ciò che era andato bene e ciò che non aveva funzionato. Non si lasciava prendere dall’entusiasmo nei momenti positivi, ma non ti buttava giù dopo le sconfitte. Questo trasmetteva alla squadra un grande senso di serenità».
Fra le cose che ogni tanto tornano fuori, c’è anche quella relativa alle scorie della finale playoff persa. Ora è inutile tornare sui ricordi di quella notte, ma da calciatore cosa lascia? Perché poi la sensazione è che il Bari, da allora, nonostante tanti cambi, per mille motivi non ne sia più uscito fuori.«Da calciatore un po’ l’accusi. Ti lascia delle scorie, vuoi o non vuoi già in ritiro si parlava sempre di quella partita. I risultati hanno iniziato a non arrivare e questo ha portato a focalizzarsi troppo sul passato, a rivivere continuamente quell’episodio. È qualcosa che rimane dentro, anche se cerchi di andare avanti».
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Una bella esperienza, dunque, anche se purtroppo in parte rovinata da un brutto infortunio…«La mia esperienza a Bari è stata davvero bella. È una piazza che ti dà tanto: giocare lì è un privilegio, se hai la fortuna di farlo te ne accorgi subito. Abbiamo vinto un campionato e sfiorato la Serie A. L’infortunio purtroppo ha frenato il mio percorso, mi ha tenuto fuori a lungo: dopo un crociato serve almeno un anno per tornare a sentirsi bene. Però ci ho messo tutto me stesso, non mi sono mai tirato indietro».
E il Bari di Longo? Anche lì si è vista una squadra partita molto bene e poi arenatasi nel girone di ritorno, fino a quel brusco crollo finale. Cosa è successo?«Sicuramente è stata una grande delusione, avevamo tutto per fare i playoff dopo un ottimo girone d’andata. Nel girone di ritorno siamo andati al di sotto delle aspettative, e questo è stato un peccato perché eravamo una squadra forte in tutti i reparti. Ci abbiamo messo anche del nostro: quando ti mancano fiducia e continuità, tutto diventa più difficile».
Fra i protagonisti, in tutto questo ciclo, c’è sempre stato Valerio Di Cesare, prima in campo e poi da dirigente. Per chi gioca, cosa ha rappresentato in questi due ruoli?«All’inizio faceva un po’ strano vederlo dirigente, perché il cambio di ruolo richiede un adattamento da parte di tutti. Però c’è sempre stato grande rispetto. Da calciatore è stato un leader, da dirigente sta portando la stessa mentalità, con serietà e presenza. Gli auguro di far bene perché se lo merita davvero».
Hai avuto modo di conoscere da vicino anche Luigi De Laurentiis, che a Bari continua ad essere contestato. Da parte di chi l’ha conosciuto, però, arrivano spesso parole positive.«Confermo che è una persona straordinaria, di uno spessore umano altissimo. Con noi è sempre stato impeccabile, un presidente presente e disponibile. Non posso che parlarne bene».
Maiello,che effetto ti ha fatto lasciare Bari?«Dopo quattro stagioni lasciare Bari non è stato semplice, anche se un po’ me l’aspettavo. Ho sentito l’affetto della gente e dei tifosi, e questo mi ha fatto piacere. Sapevo che dopo certe stagioni un ciclo può arrivare alla fine. Mi sono lasciato molto bene con l’ambiente e mi auguro davvero che questa piazza possa tornare dove merita».