Juventusnews24
·14 novembre 2025
Massimo Mauro categorico: «Yildiz non è leader, un errore dargli la fascia da capitano. Alla Juve servono top player internazionali»

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Una disamina dura, a tratti spietata, quella che Massimo Mauro ha affidato alle colonne de La Gazzetta dello Sport. L’ex centrocampista bianconero non ha usato giri di parole per fotografare il momento della Juventus, mettendo nel mirino la costruzione della rosa e la gestione dei singoli. Secondo Mauro, il problema principale risiede in un dislivello tra la guida tecnica e il materiale umano a disposizione.
«Hanno preso un allenatore importantissimo, ora devono prendere giocatori importantissimi: nessuno fa le nozze coi fichi secchi. I giocatori della Juventus sono mediamente molto bravi, ma mediamente. Non ci sono i riferimenti che hanno le squadre top: né Yildiz, né Thuram, né Vlahovic, né Gatti, né Cambiaso sono leader. Almeno non a livello internazionale, quelli che fanno l’85% delle partite da 6,5 o 7».
Anche l’inizio della nuova gestione tecnica viene valutato con freddezza, evidenziando le difficoltà emerse nella stracittadina: «Prime partite di Spalletti? Buone, non entusiasmanti. Quando nel derby il migliore della Juve è il portiere, qualcosa non va. Capisco le difficoltà che ha Spalletti ad andare incontro all’aspettativa dei tifosi, non è per niente facile».
Il capitolo più delicato riguarda il numero 10, Kenan Yildiz. Mauro lo definisce il talento principale, ma ne ridimensiona la leadership attuale, criticando apertamente la scelta di affidargli la fascia di capitano. «È il giocatore più importante che ha la Juventus: insieme a Thuram e Cambiaso, quello su cui puntare. Il problema è che Kenan non è ancora diventato il fuoriclasse, il campione di cui la Juventus ha bisogno. Non c’è il clima giusto perché si prenda carico delle sorti di una squadra così importante. Forse non ha le caratteristiche da leader: può essere un grande numero due, ma ci vuole un numero uno accanto. Del Piero all’inizio ha giocato con Vialli, Ravanelli, Baggio. Servirebbe per non addossare a un ragazzo, seppur bravissimo, tutte le responsabilità di una grande squadra. La maglia numero 10 non è stato un errore. La fascia di capitano, secondo me, lo è stato. Perché lui non ha le caratteristiche per fare il capitano. Si troverebbe benissimo al Manchester City o al Real Madrid, dove le responsabilità sono suddivise tra 5 o 6 giocatori».
L’analisi si sposta poi sugli errori strategici del club, colpevole di aver disperso il patrimonio italiano cresciuto in casa per puntare su stranieri che non stanno facendo la differenza. «La Juventus non è più un riferimento per i giocatori forti italiani e deve tornare a esserlo: c’è un grandissimo settore giovanile che però ha perso i giocatori quando sono diventati bravi. Marchisio, per esempio, ha giocato una vita alla Juventus. Fagioli, Kean, Rovella… A vedere la squadra di adesso, non è stato molto furbo mandarli via. La Juventus ne ha troppo pochi, deve tornare a costruirli o trovarli, ma non è così semplice. Comolli, Chiellini e gli altri hanno un compito difficilissimo».
Infine, una bocciatura netta del mercato in entrata, ritenuto non migliorativo rispetto al passato e causa dell’attuale stagnazione: «I nuovi acquisti non rendono? Perché non sono più forti dei calciatori che già c’erano in rosa… E sono arrivati tardi, così come Comolli, che pure deve fare fronte ai problemi di bilancio. Giocano tutti e quattro poco perché non stravolgono la squadra. Openda non è meglio di Yildiz e Vlahovic. Joao Mario non è meglio dei terzini, Zhegrova è la brutta o la bella copia di Conceição. David sembrava avesse un curriculum importante, ma purtroppo i tifosi non hanno visto niente fino ad ora».









































